QUELLA ROCCIA DI TRECENTO MILA ANNI FA SU CUI NACQUE DOPO IL CASTELLO D’ISCHIA

Servizio di MICHELE LUBRANO

*

Servizio di MICHELE LUBRANO

***************************************************************

La storia è una, ma chi ne tramanda i dati, la manipola, la interpreta, spesso trasmette ai posteri notizie, concentrati che i più puntigliosi ed esigenti per “amore della storia” seria vanno a verificare, consultano antichi scritti, pergamene e quant’altro. Sull’esistenza del Castello d’Ischia e sulla vita di Aenaria Sommersa di cui in questo Speciale ci occupiamo, ci sentiamo di offrire al lettore dati storici, sia pur differenti, ma interessanti abbastanza per accettarli. Il Castello Aragonese è una fortificazione che sorge su un’isola tidale di roccia trachitica posto sul versante orientale dell’isola d’Ischia, collegato per mezzo di un ponte in muratura lungo 220 m all’antico Borgo di Celsa, oggi conosciuto come Ischia Ponte. L’isolotto su cui è stato edificato il Castello deriva da un’eruzione sinattica avvenuta oltre 300.000 anni fa. Raggiunge un’altezza di 113 metri sul livello del mare e ricopre una superficie di circa 56 000 m². Geologicamente è una bolla di magma che si è andata consolidando nel corso di fenomeni eruttivi e viene definita “cupola di ristagno”. Altri storici danno la seguente versione: tra il 130 e il 150 d. C. una terribile eruzione vulcanica distrusse l’antica Aenaria e la fece sprofondare nel mare. Lo sprofondamento avrebbe causato il distacco dell’isolotto-castello dall’isola madre. S. Gregorio Magno in una lettera del 598 parla non di una, ma di due isole. Più tardi, con l’incremento dell’abitato sull’isolotto-Castello, il toponimo Insula si rivelò incompleto e fu necessaria l’aggiunta di Major (Insula Major) in contrapposizione al Castrum o Insula minor. Il Castello dall’VIII al IX secolo divenne una vera e propria fortezza. Il nome Iscla compare per la prima volta in una lettera di Leone III con la quale comunica all’imperatore Carlo Magno le incursioni fatte dai Mauri e le gravi sofferenze patite dalla popolazione nelle isole di Lampedusa, Ponza e Ischia. Quindi “Ischia” deriverebbe dal latino “insula” attraverso la forma intermedia Iscla: «ingressi sunt in insulam quae dicitur Iscla maiore, non longe a Neapolitana urbe» (giunsero sull’isola che è detta “Ischia maggiore”, non lontano dalla città di Napoli). Molti documenti medievali, a partire dall’anno 1036, fanno riferimento al Castrum Gironis, il Castello costruito sulla sommità dell’isolotto dove sorgeva “una città chiusa da un cerchio di mura”, il Girone appunto. Al Castello si accede attraverso un traforo, scavato nella roccia e voluto verso la metà del Quattrocento da Alfonso V d’Aragona. Prima di allora l’accesso era possibile solo via mare attraverso una scala situata sul lato nord dell’isolotto dal lato di Vivara. Il traforo è lungo 400 metri e il percorso è illuminato da alti lucernari che al tempo, fungevano anche da “piombatoi” attraverso i quali si lasciava cadere olio bollente, pietre e altri materiali sugli eventuali nemici. Il tratto successivo è una mulattiera che si snoda in salita all’aperto e conduce fino alla sommità dell’isola. Da questa strada si diramano sentieri minori che portano ai vari edifici e giardini. Dagli anni settanta del novecento è anche in funzione un ascensore, il cui percorso è ricavato nella roccia e che raggiunge i 60 metri sul livello del mare.

23/06/2017 · Ischia e la storia

**********************************************************************************************************

PRESENTE IL VESCOVO MONS. LAGNESE CHE COL PARROCO DON CARLO CANDIDO ED ALTRI SACERDOTI HA CELEBRATO LA SANTA MESSA IN SEGNO DI ACCOGLIENZA – I DEVOTI DI SAN GIOVAN GIUSEPPE  SEGUIRANNO IL NOVENARIO IN ONORE DEL SANTO PATRONO NELLA CHIESA DEL VESCOVO ASPETTANDO IL 5 MARZO GIORNO DEL 283ESIMO ANNIVERSARIO DELLA SUA MORTE (5 MARZO 1734) – LA CHIESA COLLEGIATA DELLO SPIRITO SANTO CHIUSA ED INUTILIZZATA PER NECESSARI LAVORI DI RESTAURO E DI CONSOLIDAMENTO IN PARTICOLARE DEL CAMPANILE –  ISCHIA PONTE IN FESTA FINO A LUNEDI 6 MARZO

*******************************************************************************************

§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§

Servizio Speciale di

GIOVAN GIUSEPPE LUBRANO

§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§

SAM_1846

SAM_1878

SAM_2066

**************************************************************************

*******************************************************************

*******************************************************

SAM_1669

SAM_1755

SAM_1757

SAM_1763

SAM_1768

SAM_1770

SAM_1776

SAM_1783

SAM_1777

SAM_1782

SAM_1787

SAM_1790

SAM_1797

SAM_1794

SAM_1801

SAM_1804

SAM_1805

SAM_1806

SAM_1809

SAM_1812

SAM_1813

SAM_1815

SAM_1818

SAM_1819

SAM_1820

SAM_1821

SAM_1822

SAM_1824

SAM_1829

SAM_1834

SAM_1837

SAM_1840

SAM_1841

**********************************************************

***************************************************

SAM_1845

SAM_1842

SAM_1843

SAM_1846

SAM_1848

SAM_1849

SAM_1850

SAM_1851

SAM_1852

SAM_1853

SAM_1854

SAM_1855

SAM_1857SAM_1861

SAM_1865

SAM_1866

SAM_1867

SAM_1868

SAM_1872

SAM_1874

SAM_1878

SAM_1879

SAM_1880

SAM_1881

SAM_1882

SAM_1884

SAM_1886

SAM_1889

SAM_1893

SAM_1895

SAM_1897

SAM_1899

SAM_1901

SAM_1903

SAM_1904

SAM_1906

SAM_1907

SAM_1909

SAM_1910

SAM_1911

SAM_1913

SAM_1914

SAM_1915

SAM_1916

SAM_1918

SAM_1920

SAM_1925

SAM_1926

SAM_1929

SAM_1932

SAM_1933SAM_1935

SAM_1936

SAM_1937

SAM_1938

SAM_1940

SAM_1941

SAM_1942

SAM_1945

SAM_1946

SAM_1948

SAM_1950

SAM_1953

SAM_1956

SAM_1957

SAM_1960

SAM_1961

SAM_1962

SAM_1967

SAM_1973

SAM_1975

SAM_1975

SAM_1976

SAM_1979

SAM_1981

SAM_1982

SAM_1983

SAM_1984 SAM_1986

SAM_1987

SAM_1992

SAM_1988

SAM_1995

SAM_1998

SAM_2005

SAM_2006

SAM_2015

SAM_2020

SAM_2021

SAM_2031

SAM_2041

SAM_2039

SAM_2041

SAM_2043

SAM_2046

SAM_2048

SAM_2049

SAM_2051

SAM_2052

SAM_2049

SAM_2053

SAM_2056

SAM_2015

SAM_2070

SAM_2072

SAM_2074

SAM_2076

SAM_1168

Il Servizio Speciale

è stato realizzato da

GIOVAN GIUSEPPE LUBRANO

§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§


§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§

Servizio Particolare di

GIOVAN GIUSEPPE LUBRANO

§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§

sam_9948

sam_9910

sam_9905

sam_9911

sam_9912

sam_9916

sam_9917

sam_9927

sam_9930

sam_9925

sam_9920

sam_9929

sam_9938

***********************************************************************

************************************************

sam_9942

sam_9941

sam_9943

sam_9944

sam_9945

sam_9946

sam_9949

sam_9951

sam_9952

sam_9956

sam_9957

sam_9959

sam_9965

sam_9967

sam_9968

sam_9969

sam_9973

sam_9972

sam_9974

sam_9975

sam_9977

sam_9979

sam_9980

sam_9981

sam_9982

sam_9983

sam_9984

sam_9986sam_9990

sam_9993

sam_9994

sam_9995

sam_9996

sam_9997

sam_9999

sam_0003

sam_0004

sam_0006

sam_0007

sam_0008

sam_0009

sam_0010

sam_0011

sam_0012

sam_0013

sam_0014

sam_0015

sam_0016

sam_0017

sam_0018

sam_0019

sam_0020

sam_0022

sam_0025

sam_0027

sam_0029

sam_0031

sam_0034

sam_0037

sam_0039

sam_0040

sam_0041

sam_0043

sam_0044

sam_0054

sam_0061

sam_0062

sam_0063

sam_0064

sam_0065

sam_0068

sam_0072

sam_0074

sam_0075

sam_0076

sam_0078sam_0079

sam_0080

sam_0081

sam_0083

sam_0084

sam_0085

sam_0092

sam_0095

sam_0096

sam_0098

sam_0101

sam_0108

sam_0111

sam_0114

sam_0123

Il Servizio Particolare

dalla Chiesa di San Domenico e dal Cimitero di Ischia

è stato  realizzato da

GIOVAN GIUSEPPE LUBRANO

§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§


lerede-contadino-e-ristoratore-del-ristorante-artistico-bellavista-francesco-castiglione-in-via-bocca-a-forio francesco-castglione-nella-sua-cantina-di-via-bocca-a-forio dsc07379

§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§

di MICHELE LUBRANO

§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§

La vecchia via Bocca alle porte di Forio che porta alle tenute agricole ed al bosco di Santa Maria al Monte, è nota per una cantina speciale ove da sempre i proprietari, la Famiglia Castiglione, hanno mescolato arte della scultura pura incidendo nella pietra verde, tradizione del mestiere ed enogastronomia in un coacervo di valori e sapori da lasciare di stucco i numerosi visitatori-avventori che vi arrivano. L’accoglienza è di quelle che ti mettono senza indugio a tuo agio, facilitandoti il primo impatto che si rivela subito piacevole con il particolare ambiente che hai scelto di visitare e rimanervici qualche ora per gustare e vivere le cose buone che la “Casa” è in grado di offrire. Francesco Castiglione, è l’ erede e attuale titolare della tenuta “Bellavista” dall’omonima denominazione data al ristorante annesso, nato negli anni ’70, al quale si accede attraverso la strada che costruì con grandi sacrifici insieme al padre Rodolfo, partendo dall’attuale chiesa di San Domenico. A tal proposito la madre Giovanna, donna laboriosa e di grande talento artistico non voleva che il figlio costruisse nella loro tenuta il ristorante perchè quello spazio di terra da occupare con la nuova struttura, produceva 40 litri di vino di alta qualità all’anno. Il figlio Francesco con la sua felice intuizione che difendeva a spada tratta, non volle sentir ragioni, e così sradicò le viti dal terreno in questione, facendo andare la madre su tutte le furie, tanto che fra padre complice consenziente e figlio, con mamma Giovanna non vi fu dialogo in casa e sul lavoro, per una ventina di giorni. Col suo aspetto curato del contadino e del maestro nel suo mestiere, Francesco Castiglione riesce con abilità ad illustrare la storia del suo locale e della cantina vicina che è stata in passato, il “regno” del proprio genitore Rodolfo Castigione, terzo di nove figli e fratello maggiore della buon’anima di don Salvatore Castglione fondatore del Don Orione a Casamicciola, cantore della pietra verde da cui ha ricavato figure e segni scultorei da accostare alle sculture contadine dell’antica Grecia e dei Fenici. Queste opere realizzate negli anni addietro dal Castiglione padre, insieme ai dipinti naif della moglie “panzese” Giovanna D’ Abundo, sono disseminate lungo il viale d’accesso alla tenuta, nella sala e sulla terrazza del ristorante artistico Bellavista ideato e realizzato dal figlio Francesco con vista mozzafiato su Forio che si staglia sul mare con il rosso tramonto del sole all’orizzonte, con le isole di Ventotene e Palmarola sullo sfondo, nella cantina, ai bordi del palmento e addirittura su uno dei “carrati” addossati alle fresche pareti di tufo verde e di lapilli. Il profumo del mosto che ti arriva alle narici, si confonde con il profumo delle succulenti pietanze in via di preparazione nella cucina accanto ove Francesco Castiglione impiega soprattutto i prodotti dei suoi terreni per una cucina genuina ed al naturale che la clientela dimostra di gradire moltissimo.  Sulla graticola della sua rinomata brace vi finiscono conigli, polli, tacchini e maiali tutti cresciuti all’ingrasso nella sua tenuta, e nulla gli sfugge per fare bella figura col cliente più esigente. Essere bravi in cucina, in un ambiente di storia e di lavoro della propria terra, dove in pratica si dialoga con la natura, per Francesco è una sfida che vince tutti i giorni, specie in questo periodo di vendemmia, ove la vinificazione delle uve dei suoi vigneti rappresenta un’altra nuova sfida che Francesco vincerà ancora.

dsc07375

il-compianto-artista-contadino-rodolfo-castiglione-della-tenuta-agricola-e-delle-cantine-bellavista-in-via-bocca-a-forio

IL PADRE RODOLFO CASTIGLIONE

donna-giovanna-dabunda-della-cantina-bellavista-pittrfioce-e-madfre-di-francesco-castfiglione

LA MADRE DONNA GIOVANNA D’ABUNDO

dsc07377

dsc07397

dsc07399

dsc07384

dsc07385

dsc07394

dsc07386

dsc07376

dsc07387

dsc07389

dsc07390

dsc07393

dsc07395

dsc07396

dsc07398

dsc07399

dsc07400

dsc07402

26/09/2016 · Ischia e la storia


§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§

Servizio di

MICHELE LUBRANO

§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§

0

Le stelle marine sono speciali animali di mare considerati sempre di buon auspicio per i pescatori che le pescano. Infatti quando questi se le ritrovano fra il pescato della nottata, le riservano un’attenzione fuori dal comune, prima perché attratti dal loro aspetto colorato e festoso e poi perche ritengono che siano di buon augurio per la propria esistenza in famiglia, sul lavoro, in società.  Per le stelle marine non c’è una pesca specifica e diretta. Esse per lo più vengono pescate solo per caso, quando cioè si imbrigliano nelle reti, finiscono nelle nasse o nelle vecchie lancelle o portate dalla corrente sulla  battigia delle spiagge. Le stelle marine hanno una vitalità straordinaria  e riescono a sfuggire alle  malattie che le colpiscono amputandosi da sole l’arto malato per continuare a vivere. Per i loro colori sgargianti sono la gioia dei pescatori. Sulle stelle marine si è scritto tanto. Poeti, narratori e creatori di favole  con i loro componimenti struggenti le hanno portate giustamente  alle…stelle, facendo sopratutto la felicita dei bambini. Questa storiella potrebbe calzare a pennello:  Lucilla era una stella, ma non una stella qualunque. Era una stella marina, con cinque lunghe braccia rosse e addosso il sapore del sale. Viveva sotto l’acqua e ogni notte saliva in superficie, sognando di somigliare alle sue cuginette che vivevano lassù: desiderava brillare anche lei, illuminare il cielo e poter vivere in quella enorme massa blu. Ma non sapeva come volare o come raggiungere quel misterioso e oscuro manto, e ogni notte una lacrima scendeva sempre dai suoi grandi occhi brillanti. Una di quelle notti, però, qualcosa non andò come al solito. Era inverno e il mare era agitato, così agitato che Lucilla non riusciva a vedere le sue amate stelle: le nubi minacciose tingevano tutto di grigio e la pioggia scuoteva le acque con violenza. La stellina, inconsapevole delle forze in superficie, si sporse troppo e un’onda improvvisa la trascinò lontano, alla deriva, dove non poteva controllare i suoi movimenti. Il mattino dopo, quando i suoi grandi occhi salati si aprirono, si trovò su uno scoglio sconosciuto, non distante da una spiaggia. Era sconvolta e impaurita, sentiva la mancanza di casa, quando una voce stridula la fece trasalire : ” Ei tu! Cosa ci fai sul mio scoglio?” Si voltò, era un bianco gabbiano dal becco enorme… “Scusami! – gli disse – non so come sono arrivata qui! Ieri il mare era in tempesta e io mi sono persa! Ho perso la via di casa! Il mio nome è Lucilla”. Il gabbiano, guardando i suoi occhi tristi e dolci, vi lesse dentro tanto timore, capì che la piccola Lucilla era sincera. ” Perché non ti sei riparata? Il mare ieri era pericoloso…”. ” Volevo vedere le stelle!” “Non sai che le stelle col temporale non si vedono?  “Non lo sapevo, la mia casa è il mare, ma il mio cuore mi porta lontano…” Il gabbiano allora ascoltò i racconti della piccola Lucilla, i suoi sogni, le sue speranze: gli confidò di quanto desiderasse poter volare fin lassù, brillare e conoscere le sue cugine celesti. Il gabbiano, commosso da tanta dolcezza e ingenuità, ebbe allora un’idea: ” Lucilla, io sono solo un uccello, non posso portarti fino alle stelle, ma se tu vuoi, posso prenderti nel mio becco e farti volare, posso mostrarti il mondo come lo vedo io e poi aiutarti a trovare la via di casa. Sono un tuo amico adesso, e mi chiamo Bianchino”.


STELLA 1

4

 

25/08/2016 · Ischia e la storia

SAM_0053*********************************************************

di MICHELE LUBRANO

******************************************

L’impostazione ulteriormente rinnovata che Maria Grazia Nicotra, alla sua seconda esperienza nel ruolo di direttore artistico, sta dando alla Festa di S. Anna edizione 2016, comprende, come è naturale, anche il lato storico- religioso con tutti i suoi risvolti che portano a ciò che accadde alle origini, dentro e intorno alla chiesetta protagonista. Quando morì Innico D’Avalos (1504) capitano della guardia sul Castello e Governatore dell’isola, il figlio Alfonso, nativo del Castello, aveva appena due anni. Sua madre donna Laura Sanseverino che frequentava con la famiglia la Torre solo nel periodo estivo, Casa-fortezza che i posteri chiameranno Torre di Michelangelo, decise di trasferirsi col figlioletto nelle solide stanze di quella sicura abitazione che il suo defunto marito aveva contribuito a far erigere e dove nel luglio del 1503 nacque la secondogenita Costanza, denominata per i suoi natali in quella struttura, la “figlia della Torre” e soprattutto perché, fu il primo essere umano a venire alla luce nella casa-fortezza dopo la sua edificazione. La gravidanza per Donna Laura fu molto travagliata. Quei mesi che precedettero il parto della bambina furono di grande e continua sofferenza. Assistita dal medico di Corte sul Castello e da una sua amica del Borgo di Celsa, la levatrice Caterina Mellusi esperta a far nascere bambini nelle situazioni più difficili, Laura Sanseverino riuscì a partorire superando il pericolo paventato di perdere addirittura la propria vita e quella della figlia. Era la mattina del 26 luglio del 1503, giorno in cui gli abitanti della zona ormai festeggiavano S. Anna a cui la chiesetta poco distante dalla Torre era stata dedicata e dove la stessa Donna Laura andava a pregare per ricevere dalla Santa la grazia di partorire la sua creatura che portava in grembo e di salvare la vita sua e della nascitura. Le preghiere di Donna Laura furono esaudite e così nacque la piccola Costanza proprio nel giorno di S.Anna. E fu festa per tutti. Le fu dato lo stesso nome che portava sua zia Costanza, sorella del padre Innico e donna di alto spessore culturale, stimatissima sul Castello ed a Napoli presso la corte del Re. La lieta notizia della nascita della piccola Costanza, si diffuse per tutta la marina del Borgo di Celsa, fra gli abitanti del Castello, presso i casolari di Campagnano, Piano Liguori, Cartaromana e nell’isola intera, dove Donna Laura era conosciuta e molto ben voluta. Suonarono a distesa le campane della Chiesa Cattedrale e delle altre chiese sul Castello e della stessa chiesetta di S.Anna nel Ninfario, per salutare un bellissimo evento che Innico D’Avalos, padre della piccola nata, magnificò con una gran festa popolare, come era nei desideri di sua moglie Laura, molto religiosa e notoriamente vicina al popolo. Laura Sanseverino era donna dalla forte personalità, avvenente nel corpo statuario e bella nel volto. Portava capelli castano-scuri che le scendevano sulle spalle fluenti e vaporosi. Era difficile non notarla, con il pregio che era lei a porgersi alla gente. Da quel fausto giorno del 26 luglio 1503 dove divenne nuovamente madre, i ringraziamenti e le preghiere delle partorienti ischitane divennero consuetudine e si trasformarono in un rituale di devozione religiosa che si ripeteva ogni anno nel giorno dedicato alla Santa, considerata la protettrice ufficiale delle donne in stato di dolce attesa e ansiose di diventare mamme. Il rituale si è perpetuato nel tempo fino ai giorni d’oggi mutando con gli anni il modo di celebrare il sentito evento.. Fino al secolo XVIIIesimo le donne di Ischia si recavano in pellegrinaggio alla Chiesetta per mare e per terra, scendendo a piedi per la strada della Torre e in barche addobbate con canne, foglie di bosco e palloncini colorati, partendo dalla marina del Borgo. Era quella l’usanza votiva per rivolgersi alla Santa e fare festa tutti insieme in suo onore. Oggi quell’antico rito ha assunto connotati completamente diversi. Dal pellegrinaggio e la preghiera alla Santa, si è passati alla festa spettacolare con migliaia di persone fra donne, uomini e bambini locali e forestieri assiepati sugli scogli, lungo il ponte, sulle imbarcazioni a mare e su un’apposita tribuna, per assistere alla grande sfilata delle barche addobbate di tutt’altro fascino e dimensioni, ai fuochi pirotecnici e all’incendio del Castello e della Torre,in uno spettacolo simulato dalle grandi emozioni. Tutto questo preceduto da un rito religioso opportunamente riproposto il giorno prima con messa solenne all’aperto nello spiazzo davanti alla Chiesetta, celebrata dal Vescovo di Ischia e da altri sacerdoti coadiutori. Il primo vescovo di Ischia giunto in pellegrinaggio alla chiesetta di S. Anna per celebrare la Messa a devozione e ringraziamento alla Santa è stato Mons. Antonio Pagano (1984-1997) seguito da una folta massa di fedeli, il secondo, continuando la tradizione, è stato Mons, Filippo Strofaldi Vescovo ad Ischia dal 1997.al 2012. L’ultimo Vescovo in ordine di tempo è l’attuale presule Mons. Pietro Lagnese che nel tardo pomeriggio di oggi 25 luglio celebrerà ancora una volta nella Chiesetta di Sant’Anna rimessa per l’occasione a nuovo la messa solenne che tutti i fedeli aspettano.


§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§

di MICHELE LUBRANO

§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§

DSC01110

DON CARLO IN BORGHESE SALE ALLA CHIESETTA DI S.ANNA

LA CHIESETTA DI SANT'ANNI E I FEDELI

Don Carlo Candido, l’ amato, e solo per alcuni, “odiato” parroco del l’antico Borgo, curerà la parte religiosa della prossima Festa A Mare Agli Scogli di Sant’Anna che anche quest’anno si avvarrà della direzione artistica della scenografa e costumista teatrale, l’ischitana doc Maria Grazia Nicotra, che molto bene fece lo scorso anno, tanto da meritarsi la riconferma insieme all’addetta stampa Annacarla Tredici. Don Carlo chiederà alla Nicotra più spazio nel programma della Festa per l’antica omonima Chiesetta a cui, tornado indietro di 5 secoli, la festa stessa si ispira. Si vuole ulteriormente incrementare la portata della processione di barche nel pomeriggio della messa che il Vescovo Mons. Pietro Lagnese insieme a Don Carlo celebrerà nella chiesetta alla presenza di numerosi fedeli. Si auspica che le barche che formeranno il corteo a mare fino sotto alla chiesetta, siano opportunamente imbandierate ed ”infrascate” come ricorda la storia e la tradizione di quel tempo lontano, allorquando tutte le partorienti del Borgo si portavano con i gozzi dei propri mariti pescatori e di altro mestiere in sfilata a mare fino alla chiesetta per pregare sant’Anna affinchè intercedesse per la riuscita del parto, dal momento che la Santa era ritenuta la protettrice delle donne gravide. Don Carlo vuole che si dia maggiore importanza e valore al dato storico che serve a rafforzare la fede ed a rendersi più partecipe all’evento di chiaro richiamo spirituale. Del resto questo è il compito di Don Carlo che nella fattispecie si trova a meraviglia. Quindi Maria Grazia Nicotra nel suo ruolo di responsabile di ogni evoluzione del programma della festa, tenga presente l’importanza del ruolo della chiesetta che nella dinamica dell’intero contesto si ritrova, tragga conclusioni adeguate. Nel Comunicato stampa diffuso ieri per l’appunto si legge: “…La Nicotra presenta ufficialmente il tema principale dell’antichissima celebrazione ischitana che vede la definizione Festa a Mare agli Scogli Sant’Anna da precedenti riti propiziatori che si davano come “scadenze di cicli naturali”. A questa tradizione fortemente radicata si sovrappose la ricorrenza cattolica di Sant’Anna, protettrice delle partorienti…” . Ragioni in più per tanto, dì valorizzare la storia e le sue testimonianza rimaste. Siamo lieti del rinnovato entusiasmo che anima la riconfermata artista ischitana nell’iuncarico che tanto la inorgoglisce. Infatti Maria Grazia lo riafferma nella sua ultima dichiarazione che dice::“Sono orgogliosa e onorata della riconferma dell’incarico – afferma sorridente Nicotra –, per me la festa è un ritorno alle origini, ma anche un viaggio di ritorno e di speranza, dal passato al futuro, che ha per soggetto i viaggiatori, ossia anche i turisti e gli emigranti. Per questo, il tema generale di quest’anno sarà il “mare e i suoi viaggi” e nel particolare si tratterà il viaggio nel mito per eccellenza: l’Odissea”.

14/07/2016 · Ischia e la storia

§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§

Servizio Speciale di

GIOVAN GIUSEPPE LUBRANO

§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§

SAM_8177

SAM_8164

SAM_8165

SAM_8153

SAM_8180

SAM_8169

SAM_8166

SAM_8161

SAM_8170

SAM_8176

SAM_8175

SAM_8179

SAM_8178

SAM_8181

SAM_8183

SAM_8186

SAM_8190

SAM_8191

SAM_8194

SAM_8196

SAM_8197

SAM_8199

SAM_8200

SAM_8202

SAM_8204

SAM_8207

SAM_8208 SAM_8210

SAM_8211 SAM_8209

SAM_8212

SAM_8213

SAM_8215

SAM_8216

SAM_8217

SAM_8232

SAM_8233

SAM_8239

SAM_8240

SAM_8241

SAM_8243

SAM_8244

SAM_8245

SAM_8247

SAM_8249

SAM_8274

SAM_8258

SAM_8248

SAM_8252

SAM_8253

SAM_8257

SAM_8259

SAM_8262

SAM_8263

SAM_8264

SAM_8268

SAM_8271

SAM_8273

SAM_8275

SAM_8276

SAM_8279

SAM_8280

SAM_8283

SAM_8284

SAM_8285

SAM_8286

SAM_8278

SAM_8277

Il Servizio Speciale

è stato realizzato da

GIOVAN GIUSEPPE LUBRANO

§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§


    di MICHELE LUBRANO

13

20 CONIGLIO DI  FOSSO A FONTANA

Un tempo nell’entroterra dell’sola gli agricoltori scavavano dei fossi nel proprio terreno, di circa 2 metri di profondità, dove riponevano le erbe ricavate dalla pulizia dei campi. In questi fossi venivano poi collocati i conigli che, come loro abitudine, scavavano subito delle tane laterali per andare a nascondersi. Ciò succedeva a Fontana, al Ciglio, nelle chianole a Barano, al Ciliento di Ischia, a Campagnano ed in altre parti del territorio isolano che ad elencarle, non basterebbe l’intero giornale. Questo per significare che la pratica del fosso per i conigli in tutta l’isola agreste era notevolmente diffusa. Questo è il passato. Il presente invece ci porta ad una realtà ben diversa: i conigli di fosso sono spariti o di essi se ne conta una minima percentuale, solo per soddisfare un residuo sentimento di nostalgia che alberga ancora nel cuore di qualche contadino ancora tale in circolazione. E c’è anche un tentatvo, come annotiamo più avanti, da poarte di un’associazione locale di rilanciare i conigli di fosso o i fossi per conigli, che poi è la styessa cosa. Però, se non dovesse succedere nientre, il non poter contare su conigli da fosso comeper il passato, è un peccato perchè mantenere la tradizione, avrebbe fatto sicuramente più turismo credibile e non soltanto a scopo dimostrativo, come purtroppo per certi casi avviene oggi, con la forzata ostentazione invece di un solo fosso improvvisato con un solo coniglio in attesa di essere “preso” per il…tegame, a prezzo per altro anche salato. Al turista, desideroso di mangiare la specialità dell’isola va bene anche così. L’esperienza di andare per fossi di coniglio come si fa per le cantine, per vivere e godere del fascino naturale dell’escursione campestre, al momento non rientra più nei programmi di chi organizza gite per turisti nelle nostre campagne. Va detto, ed a fronte di quanto abbiamo lamentato sopra, che a tutto ciò di recente si è registrata una significativa reazione. Infatti per non perdere queste tradizioni e valorizzare la produzione esistente dei coniogli Ischitani, è stata costituita un’associazione pro coniugli (Ischia Rabbit – O.N.L.U.S.). L’associazione raccoglie quindi una trentina di allevatori impegnati nel recupero di questo prodotto tradizionale. Scopo dell’Associazione è anche quello di recuperare la razza originaria di conigli d’Ischia che giustamente è considerata fondamentale per la valorizzazione del prodotto. Tra gli altri obiettivi è in primis il riconoscimento del “Coniglio di Fosso” come prodotto tradizionale e in seguito l’acquisizione del marchio comunitario IGP (Indicazione Geografica Protetta). Le razze più indicate, perché rustiche e resistenti, in base alle esperienze degli allevatori locali, sono il Coniglio di razza Lepre per quanto riguarda la linea maschile mentre per la linea femminile sono da preferire: Blu di Vienna, Fulva di Borgogna, Argentata di Champagne, Bianca di Nuova Zelanda. Sono inoltre privilegiati conigli locali che presentano le seguenti caratteristiche: vita media 9 anni, si riproduce tutto l’arco dell’anno con un picco delle nascite tra febbraio ed agosto. Dopo una gestazione da 28 a 33 giorni nascono da 3 a 12 piccoli ( in media cinque ), i maschi raggiungono la maturità sessuale a 4 mesi mentre le femmine a 3 mesi e mezzo. La lunghezza del corpo varia da 34 a 50 cm con la coda lunga da 4 a 8 cm., le orecchie variano da 6,5 a 7 cm. , il peso varia da 1,2 a 2,5 kg.

                                                                                                                                                                                                                                                                                           MICHELE LUBRANO

12/10/2015 · Ischia e la storia

di MICHELE LUBRANO

11377205_1123937664300150_8305230435747544509_n

In tempo di crisi economica anche Ischia ne patisce gli effetti, negativi naturalmente, per cui va giustamente di moda la politica del risparmio. Sull’isola non si va per il sottile. Ristoranti, boutique alla moda e stabilimenti balneari sono le attività che maggiormente segnano il passo. Ischitani e pot enziali turisti si fanno i conti in tasca e si preparano a vivere la prossima 2015 con la dovuta parsimonia. Niente spese pazze e nemmeno svaghi da far soffrire il proprio portafogli. Chi va al mare, ha voglia di spiaggia libera. Non tutti lo fanno, ma buona parte degli ischitani e molti villeggianti, da Ischia a Sant’Angelo evitano la sedia a sdraio, ombrellone e cabina-spogliatoio a pagamento presso stabilimenti balneari organizzati, per utilizzare invece gli spazi di spiagge libere che per fortuna i comuni isolani assicurano alla collettività, mantenendoli lontani dai continui assalti dei privati, pronti ad impossessarsene previo concessione dell’Ente pubblico (Giosi Ferrandino ha respinto con decisione, nel recente passato, le insistenze dell’Hotel Miramare e Castello per la spiaggia libera del Muro Rotto ). I tratti di spiaggia libera sull’isola sono tanti, per altro anche abbastanza curati dai Comuni che ne detengono la proprietà. Ischia ad esempio, dalla spiaggia di San Pietro a Cartaromana, lungo il Lido e la Mandra, conta 13 spazi liberi sufficientemente capienti per un gran numero di bagnanti. Casamicciola annovera solo 3 spazi, Lacco Ameno 5, Forio 7, Sant’Angelo 2, Barano 4. Questi bagnanti al risparmio, chiamiamoli così, attrezzati di tutto punto, con sedia, ombrellone, materassino elioterapico, palette e secchielli per i bambini occupano con soddisfazione le spiagge libere dell’isola facendo registrare nelle proprie tasche un risparmio complessivo per decine di migliaia di euro al giorno. Il che, se incide negativamente sull’incasso dei titolari degli stabilimenti balneari organizzati, e quindi sull’economia del settore, fa felice di contro chi adotta la linea dello “spendere meno” per far quadrare i propri conti. In ogni modo, al di là di conti e riconti, resta ferma la determinazione degli ischitani, secondo cui è di assoluta priorità la difesa delle spiagge libere intorno all’isola. Bisogna riconosce che nel merito, i Savio, padre figlio, in fatto di lotta per la difesa delle spiagge libere, rappresentano una vera garanzia. Non mollano la presa. E fanno benissimo quando scendono in piazza per difendere e rivendicare diritti a cui i cittadini mai rinunciano.

18/06/2015 · Ischia e la storia