Ischia, l’isola che nasconde un cuore contadino
Un’immagine dello Scoglio, l’isolotto che racchiude come uno scrigno i tesori artistici di Ischia
Mare incantato, baie nascoste, piccoli borghi ricchi di fascino: Ischia è la meta ideale per un «fuori stagione» tra il romantico e modaiolo. Il suo cuore artistico batte sullo Scoglio, l’isolotto, a una manciata di minuti dal porto, che custodisce le testimonianze più importanti della storia ischitana, come i resti della chiesa di San Pietro, il monastero delle Clarisse, la chiesa dell’Immacolata con la sua inconfondibile cupola e il Castello Aragonese. Dove nei primi decenni del ’500 soggiornò e «regnò» la principessa (e poetessa) Vittoria Colonna attorniata da un cenacolo di artisti e letterati d’eccezione, da Michelangelo (che dedicò alla donna tenerissimi sonetti d’amore) ad Ariosto a Pietro Aretino. Lasciato alle spalle il centro abitato di Ischia, ecco Casamicciola, che, adagiata sulle pendici dell’Epomeo (il monte dell’isola), conserva nelle zone più interne valli, calanchi, terrazzamenti e coni di vulcani spenti e poi pinete, agrumeti, vigneti e boschi: basta percorrere la vecchia Strada Borbonica per scoprirli e così lungo i tornanti che portano alle giogaie del Cretaio viene allo scoperto in modo prepotente «l’anima di terra» di Ischia.
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Riprendendo la litoranea, un «fungo» (in realtà, uno scoglio di tufo modellato dal vento e dalle onde) immerso nel mare è il logo di Lacco Ameno, diventata famosa per i suoi alberghi e i centri termali negli Anni 60 del secolo scorso. La sua storia è, però, lunga di secoli e la prova è da cercare nel Museo Archeologico della settecentesca Villa Arbusto dove si trovano i gioielli, i corredi funerari, i vasi dei coloni greci che sbarcarono sull’isola e che fondarono Pithecusa, la loro città. A Forio, invece, sono sorte le ville più belle dell’isola come La Colombaia (appartenuta a Luchino Visconti) e La Mortella con il giardino lussureggiante che il compositore inglese William Walton fece realizzare, intorno agli Anni 50, da Roussel Page, uno dei più grandi paesaggisti del secolo scorso.
Forio è il più grande centro dell’isola: le sue case si arrampicano fino sui fianchi dell’Epomeo e nel suo centro storico si incontrano, in quantità, memorabilia del glorioso passato come le torri medievali, spesso riutilizzate come sedi di alberghi di charme, come succede per esempio all’Hotel Mezzatorre (www.mezzatorre.it) nascosto in un parco immenso, su di un promontorio circondato dal mare. Uscendo da Forio, si scende fino a Sant’Angelo, paesino incantato, allungato sul mare con le piccole case dei pescatori dipinte a colori pastello: qui si gira solo a piedi, tra vicoli che sanno di vento e di mare, per raggiungere il porticciolo con le barche dei pescatori ormeggiate e lo scoglio di tufo grigio unito da una sottile striscia di sabbia alla terraferma.
E l’anima terragna di Ischia? Quella si scopre nella sua cucina contadina, dove il piatto simbolo non è a base di pesce, come sarebbe facile supporre, ma di carne: il must è il coniglio all’ischitana, altri ingredienti immancabili sulle tavole ischitane sono le verdure e le erbe selvatiche, che entrano nella composizione di minestre (come quella di cicoria e fagioli) o si sposano ad altre erbe o verdure come nella millenaria «scapece» a base di mentuccia, peperoncino, aglio.