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Servizio Speciale
di ANTONIO LUBRANO & MICHELE LUBRANO
Con Fotoricerca
di GIOVAN GIUSEPPE LUBRANO
Fotoreporter
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DA OGGI 11 NOVEMBRE FINO AL 16 DEL CORRENTE MESE PER SAN MARTINO
I PRIMI ASSAGGI DEL VINO DELLA NUOVA ANNATA CON L’ARTE, BALLI E CANTI IN PIAZZA E NELLE TENUTE AGRICOLE ISCHITANE COL MOTTO “SAN MARTINO OGNI MOSTO E’ VINO” / “… MA PER LE VIE DEL BORGO DAL RIBOLLIR DÈ TINI VA L’ASPRO ODOR DEI VINI L’ANIME A RALLEGRAR”. CHI NON HA MAI IMPARATO O RECITATO A MEMORIA DURANTE LE SCUOLE MEDIE QUESTI VERSI DELLA CELEBRE POESIA SAN MARTINO DI GIOSUÈ CARDUCCI? E CHI NON HA MAI ASCOLTATO ALMENO PER UNA VOLTA LA BELLA CANZONCINA “SAN MARTINO CAMPANARO…” E LA LEGGENDA DEL SANTO MARTINO CHE TAGLIÒ IL SUO MANTELLO DI LANA E NE DIEDE LA METÀ AL POVERO? DOPO QUEL NOBILE GESTO IL SOLE SPUNTÒ E INIZIÒ A SCALDARE COME FOSSE ESTATE.
NELLA CELEBRE POESIA “SAN MARTINO” DI GIOSUE’ CARDUCCI E NELLA STORICA CANZONCINA “FRA MARTINO CAMPANARO” TUTTO IL PROFUMO DEL NOSTRO MOSTO
IL GUSTO DELL’UVA, LA BELLEZZA DELLA VENDEMMIA E IL PROFUMO DEL MOSTO CI CONDUCONO AL FAN TASTICO E POETICO MONDO DI SAN MARTINO
Il testo di Giosuè Carducci è uno dei primi che, solitamente, oggi viene fatto imparare anche alle scuole elementari. E che resiste alle rivoluzioni della didattica moderna.
DI MICHELE LUBRANO
Quando alle scuole media ci facevano studiare i grandi della poesia italiana come il Carducci, il Leopardi, il Monti, il poeta che più ci affascinava era proprio Giosuè Carducci con quella sua bellissima poesia, tra l’atro nemmeno troppo lunga, di San Martino, che imparandola a memoria e recitandola con piacere, ci conduceva con la fantasia al gusto dell’uva, alla bellezza della vendemmia, all’intenso profumo del mosto che avvertivamo frequentando le nostre campagne, le nostre cantine. in belle ed indimenticabili giornate di sole autunnali. Ci dicevano che se non sentivamo ancora i primi tiepidi freddi, lo era perchè stavamo vivendo l’estate di San Martino. Già recitando il primo verso, “la nebbia a gl’irti colli”, ti ritrovi a volare con la fantasia dove il poeta ti conduce. Non c’è fanciullezza senza la poesia di San Martino e quella canzoncina “Fra Martino Campanaro” che si rifaceva proprio a San Martino del Carducci, almeno così volevamo credere. Quei versi ripetuti allo sfinimento, inculcati nella memoria dei ragazzi delle medie di generazione in generazione, possono essere paragonati, parafrasando, a un battesimo didattico. Dolce e ritmato, quasi una coccola. Il testo di Giosuè Carducci è uno dei primi che, solitamente, oggi viene fatto imparare anche alle scuole elementari. E che resiste alle sacrosante rivoluzioni della didattica, al trionfo dell’apprendimento emotivo sulla meccanica immaganizzazione di concetti. Giosuè Carducci, toscano di nascita ma bolognese d’adozione, verga la poesia l’8 dicembre 1883 (“Finito ore 3 pomeridiane”, firma nel testo autografo con titolo ‘Autunno’) e la inserisce nella raccolta di liriche ‘Rime Nuove’. Nel supplemento Natale e Capo d’anno dell’Illustrazione Italiana del dicembre 1883 il componimento viene chiamato ‘San Martino’. Il titolo definitivo viene così inserito nelle Rime nuove. Secondo alcuni studiosi, il poeta risorgimentale, primo italiano a vincere il Nobel per la Letteratura nel 1906, si sarebbe ispirato nella stesura a una lirica di Ippolito Nievo, vergata 25 anni prima di San Martino. La poesia di Nievo contiene alcuni termini (nebbia, colli, mare, pensieri, uccelli, vespero, rosseggiare, ecc.) e immagini che riecheggiano insistentemente nel testo di Carducci. Curiosità: Fiorello, negli anni ’90, ha giocato con Carducci, musicando il brano in una canzone di discreto successo. Qui di seguito il testo.
SAN MARTINO POESIA DI GIOSUE CARDUCCI San Martino, è Il titolo che fa riferimento alla data dell’11 novembre (San Martino), giorno in cui, tradizionalmente, si «celebra la maturazione del vino nuovo» (donde la locuzione proverbiale: “San Martino, ogni mosto diventa vino”). “La nebbia a gl’irti colli / piovigginando sale, / e sotto il maestrale / urla e biancheggia il mar; /ma per le vie del borgo / dal ribollir de’ tini / va l’aspro odor dei vini / l’anime a rallegrar. / Gira su’ ceppi accesi / lo spiedo scoppiettando / sta il cacciator fischiando / su l’uscio a rimirar / tra le rossastre nubi / stormi d’uccelli neri, / com’esuli[ pensieri, / nel vespero migrar”.
LA CANZONCINA FRA MARTINO CAMPANARO – Fra’ Martino Campanaro è una delle canzoncine per bambini associata alla ricorrenza di San Martino dell’11 novembre quando già era in corso l’anno scolastico delle elementari. La canzoncina molto amata dai ragazzi in classe veniva cantata con entusiasmo e bellezza infantile. Essa era altresì conosciuta in tutto il mondo in diverse versioni,francese attribuita a Frére Jacque e italiana attribuita al siciliano Manlio Sgalambro. Ed era anche una delle prime filastrocche cantate che si imparavano a scuola. Ecco le parole del beve storico componimento: Fra’ Martino campanaro / Dormi tu? /Dormi tu? / Suona le campane, / Suona le campane / Din don dan / din don dan.
michelelubrano@yahoo.it
DI ANTONIO LUBRANO
Entriamo nell’ estate di San Martino. Cos’è l’estate di San Martino? Come e quando la si celebra e si festeggia sull’isola d’Ischia? Quale aspetto della nostra cultura e tradizione contadina è coinvolto? Senza dubbio l’uva e la vite da cui si ottiene il mosto e il vino. Di qui il detto secolare: “San Martino Mosto e Vino”. Quindi cos’è l’state di San Martino, almeno nelle nostre campagne del dopo-vendemmia, in Italia e nel mondo? Il nome “Estate di San Martino” che cade storicamente oggi 11 novembre, deriva innanzitutto dalla “tradizione del mantello”, secondo la quale Martino da Tours (poi San Martino), nel vedere un mendicante seminudo patire il freddo durante un forte temporale , gli donò metà del suo mantello; poco dopo, incontrato un altro mendicante, donò a quest’ultimo, l’altra metà del mantello: subito dopo il cielo si rasserenò e la temperatura si fece più mite. Durante l’Estate di San Martino venivano rinnovati i contratti agricoli annuali e tradizionalmente da questo giorno si aprono le botti per il primo assaggio del vino nuovo accompagnato dai tipici sapori autunnali dell’isola quali le castagne, funghi, mele, melograni, formaggi ed insaccati. Tale tradizione è celebrata anche in una famosissima poesia di Giosuè Carducci intitolata, appunto, S.Martino. di cui qui appresso accenniamo e che più largamente ne parla Michele Lubrano nella sua rubrica il Punto. L’estate di San Martino, durerà, alcuni giorni, da oggi 11 al 16 novembre, ma con il rischio di formazione di nebbie e piogge anche fitte, sull’isola e sulle principali pianure italiane. “Ma per le vie del borgo dal ribollir dè tini va l’aspro odor dei vini l’anime a rallegrar”. Chi non ha mai imparato o recitato a memoria durante le scuole medie questi versi della celebre poesia San Martino di Giosuè Carducci? E chi non ha mai ascoltato almeno per una volta la leggenda del santo Martino che tagliò il suo mantello di lana e ne diede la metà al povero? Dopo quel nobile gesto il sole spuntò e iniziò a scaldare come fosse estate. Per questo motivo, si chiama “estate di San Martino” quel periodo della prima decade di novembre in cui spesso accade che la temperatura si faccia più mite. In effetti la tradizione vuole che, più per una logica legata a ragioni meteo climatiche, che per credenze popolari, il giorno di San Martino è quasi ogni anno una bella giornata di sole negli ultimi secoli, anche se quest’anno le cose purtroppo stanno andando diversamente. Una tradizione che risale a tempi antichissimi, diffusa in tutta Europa. “A San Martino ogni mosto diventa vino”: questo è il motto che anima le giornate dell’11 al 16 novembre a Ischia dove le oltre venti grandi cantine vinicole in attività sull’isola con i propri vigneti terrazzati e curati, ciascuna con un proprio programma inaugurano il vino novello. La festa del vino nuovo è un appuntamento che risveglia la passione e il rispetto per la propria terra. rispetto che in tanti luoghi della Campania (ma non solo) è stato in parte dimenticato, e che il singolo cittadino deve coltivare e alimentare. Ischia, l’isola contadina , consacrata dall’antichità fino ai tempi moderni correnti, al culto ed alla passione per la vite, è pronta a vivere l’estate di San Martino come tradizione vuole. Quelli di Tragicus Actus a Forio che sentendosi presi dall’atmosfera magica che trasmette la cosiddetta Estate di San Martino si sono calati alla grande nel significato dell’evento mettendo su il “San Martino Festa Ammore e Vino” che comprende Arte, Musica e Gastronomia con i suoi antichi sapori della nostra cara terra isolana. Naturalmente il tutto in omaggio al Dio Bacco, al vino nuovo espressione felice del corso di una natura che si mostra benevola e si presenta con i colori autunnali dell’attesa Estate di San Martino. Ma oggi festeggiano l’Estate di San Martino anche Don Arcamone di Castanito nella sua tenuta a Santa Maria al Monte sopra via Bocca a Forio e l’avv. Benedetto Migliaccio altro importante tenutario di vigneti come la ricostruita “Vigna dei mille anni” sita in località Jesca a Serrara Fontana. Costoro, come altri tenutari di vasti vigneti sull’isola, da Campagnano a Panza, dalle Chianole di Barano ai terreni della Borbonica, dal ciglio alle terrazze di Succhivo, ritengono San Martino la festa della civiltà contadina dell’isola d’Ischia più importante, perché il mosto diventa vino e si può verificare la qualità e la quantità del prodotto.
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