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Servizio Speciale
di ANTONIO LUBRANO & MICHELE LUBRANO
Con Fotoricerca
di GIOVAN GIUSEPPE LUBRANO
Fotoreporter
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INVOGLIARE I VENDITORI DI CASTAGNE CON GLI ANTICHI “RURALI” AD OCCUPARE GLI ANGOLI STRATEGICI DELLE STRADE DEL PAESE
NEI BOSCHI DEL CRETAIO E DELLA FALANGA LE CASTAGNE ISCHITANE HANNO NUTRITO INTERE FAMIGLIE LOCALI NEI TEMPI MAGRI DI PRIMA E DOPO L’ULTIMA GUERRA MONDIALE – IL RUOLO PRINCIPE DEL CASTAGNACCIO AMBITO DOLCE DEI “POVERI” – LE CASTAGNE BELLE, LUCENTI E GROSSE TRADISCONO IL MERCATO CAMPANO PER LA VIA DELL’ESPORTAZIONE IN CALIFORNIA DIRETTE VERSO I FREQUENTATI DELIKATESSEN DI LOS ANGELES E SAN FRANCISCO – LE CASTAGNE DEL PRETE E QUELLE “ALLESSE” CHE ISPIRARONO LA CANZONCINA DI TOTÒ: “MISS, MIA CARA MISS, NU CUOPPO ALESSE IO DIVENTO PER TE…” LA DIFFERENZA TRA CASTAGNE E MARRONI: LA CASTAGNA È IL FRUTTO DELL’ALBERO SELVATICO MENTRE IL MARRONE È QUELLO DELLA PIANTA COLTIVATA E MODIFICATA CON SUCCESSIVI INNESTI. NEL RICCIO DELLA CASTAGNA SI POSSONO TROVARE DA 1 A 7 FRUTTI, IN QUELLO DEL MARRONE DA 1 A 3. LE CASTAGNE SONO PICCOLE, HANNO LA BUCCIA BRUNO SCURA E SONO PIÙ SCHIACCIATE DA UN LATO E PIÙ TONDEGGIANTI DALL’ALTRO. I MARRONI INVECE SONO PIÙ GRANDI E PIÙ DOLCI. La Napoli popolare chiamava i cachi “Ligni Santi” dalla Croce di Cristo fatta secondo la credenza col legno dell’albero del “cachisso”
LE ANTICHE VENDITRICI DI CASTAGNE: LA PELESSA A ISCHIA PONTE E
MILINA ‘E SANTILLO A PORTO D’ISCHIA
“ALLESSE” & CALDARROSTE, STORIE DI ALTRI TEMPI
La mitica Pelessa del Borgo di Celsa Seduta su una sedia impagliata, sbucciava le castagne con abilità e disinvoltura per cuocerle con delle foglie di lauro in una grande caldaia che le stava di fronte, adagiata su di un ceppo di fuoco sul marciapiede. Già da ottobre, all’apertura delle elementari e durante i mesi rigidi dell’inverno ischitano, i ragazzi prima di andare a scuola comperavano 5 lire di “allesse”, che lei con grazia riponeva in un piccolo “cuoppo”.
DI MICHELE LUBRANO
La regina delle castagne, quelle “allesse” si chiamava la “PELESSA” – Una vecchietta che aveva un piccolo negozio in Via Luigi Mazzella, a Ischia Ponte, precisamente dove oggi vi è ubicata una profumeria. La Pelessa era un personaggio unico , vestiva come le donne dell’ottocento: vestito lungo fino ai piedi, uno scialle di lana per il freddo e capelli arrotolati a forma di tortano sulla testa. Seduta su una sedia impagliata, sbucciava le castagne con abilità e disinvoltura per cuocerle con delle foglie di lauro in una grande caldaia che le stava di fronte, adagiata su di un ceppo di fuoco sul marciapiede. Durante i mesi rigidi dell’inverno ischitano, i ragazzi prima di andare a scuola comperavano 5 lire di “allesse”, che lei con grazia riponeva in un piccolo “cuoppo”. Le castagne allesse erano deliziose, squisite e profumate, e a fine cottura assumevano un colore rosè e nello sesso tempo, il cuoppo che la Pelessa ci consegnava, riscaldava le mani. Questa magia delle castagne allesse, all’inizio degli anni cinquanta, scompariva con la salita in cielo del mitico personaggio. Sempre a Via Luigi Mazzella nel Centro Storico, all’inizio del Largo Convento, un altro personaggio chiamato “Giuliuzzo il Capraro” della famiglia Impagliazzao, era venditore di caldarroste e all’imbrunire vendeva le belle castagne calde ai clienti del cinema”Il Pidocchietto di Antonio e Guido Castagna”. Al cinema Pidocchietto denominato ufficialmente cinema “Unione”, andava gente di tutte le contrade del Comune d’Ischia, facendo la felicita e le “fortune economiche” del castagnaro, i cui affari andavano alla grande. All’angolo di Via San Giovan Giuseppe (Le Chiazze), vi era un altro negozio che vendeva frutta e verdure, atrrzzi per la casa, giocattoli, palloni e caldarroste, la proprietaria era Maria Luigia, che aveva imparato l’arte di cuocere le castagne dalla zia, la mitica “Pelessa”. Quando la vendita della castagne incominciava a scarseggiare, Marialuigia ricorreva alla vendita dei lupini che venivano serviti come le allesse ugualmente nei tradizionali cuoppi. Di fronte alla base del campanile della Chiesa Dello Spirito Santo vi era un altro negozio, quello di Biella, altro personaggio storico di Ponte, che vendeva nei sacchi le “castagne peste” dal colore giallo, dure come tante pietre, ma dal sapore delizioso. Infine altra venditrice di castagne a Ischia Ponte era Francesca ‘A Urlanda che aveva il suo “Rutar” fumante all’inizio di via Seminario dalla parte di “mezzischia” . Abitava al piano terra e la sua casa fungeva anche da negozio dove oltre alle castagne “A Urlanda vendeva anche alcuni tipi di verdura casareccia. Insomma semplicità e cose umili che erano la ricchezza di quel tempo. Le venditrici di castagne non mancavano ad Ischia Porto, dove lungo via Roma vi erano tre negozi, che durante le fredde serate invernali piazzavano ai bordi del marciapiede i caratteristi “rutar” dove le castagne venivano cotte e naturalmente vendute. Di queste, oltre al Liprone, la più nota era Milina ‘e Santillo che stazionava di fronte all’ex Cinema Aenaria nella centralissima via Roma.
michelelubrano@yahoo.it
di ANTONIO LUBRANO
La stagione che ha accommiatato l’estate, ovvero l’autunno, si ripropone come tempo di nuove e tante cose buone, a cominciare dalle castagne e dai cachi comunemente chiamati sull’isola “cachissi”, i frutti per eccellenza di questa stagione dove per effetto naturale incominciano a cadere le foglie. Siamo nell’ultima settimana di ottobre, in pratica, con l’autunno ormai bene avviato, andiamo verso il semestre freddo. La transizione avviene sempre lentamente, ma piogge e nuvole, come di consuetudine, iniziano a diventare protagoniste fastidiose in questo periodo. Per fortuna non…rompono ancora come sanno fare, tranne che la nebbia che su a Fontana è spesso di casa. Il nostro paese e naturalmente l’isola d’Ischia, con l’equinozio d’autunno viene esposta al flusso atlantico in maniera sempre più consistente, con il tempo che si fa generalmente più variabile e meno stabile. Insomma, nostro malgrado, aspettiamo le piogge, che sono attese quando finirà questa sorprendente cosiddetta coda d’estate con sole caldo e cielo terso. Tutto ciò, non ci impedisce però di apprezzare e godere di quello che la natura offre, compresa la stessa pioggia che verrà e che a modo suo, battente o no, innaffia i nostri boschi, li rinfresca reduci dalla calura estiva, li rivitalizza e fa risplendere i propri tipici colori di stagione straordinari e belli nel loro manifestarsi, tra il giallo oro, il marrone antico ed il sempreverde dominante. Qui le castagne che fanno capolino dal loro guscio a riccio e spinoso, appena sbocciate si propongono come tante gemme nel fresco panorama boschivo dell’isola di sopra, dove località come il Cretaio, tra Barano d’Ischia e Casamicciola e la Falanga tra Serrara Fontana e Forio, rappresentano le sedi naturali della fioritura di questo gustoso frutto autunnale ed invernale. Le castagne si possono trovare e raccogliere, mentre si passeggia per i boschi dell’isola già in questi giorni di fine ottobre: stanno lì sui sentieri, mollemente adagiate sulle foglie cadute, tutte lucide e brillanti, marroni scurissime con toni rosso cupo, oppure più bionde, perché più giovani, timidamente si affacciano dai loro ricci, per deliziare prima la vista di chi le scopre, e poi il palato di chi le manga. La natura è generosa di frutti ricchi, e la castagna dal punto di vista nutrizionale è perfetta per chi deve affrontare il freddo nei periodi di magra. Infatti quando la società dei consumi era inesistente, e ci si sfamava soltanto con quello che la terra – ed il mare – fornivano, i marroni erano un alimento fondamentale, soprattutto nelle famiglie più povere, prive persino di un pezzo di campagna da coltivare. Spesso si pensa che i termini “castagna” e “marrone” siano sinonimi, ma non è così. La castagna è il frutto dell’albero selvatico mentre il marrone è quello della pianta coltivata e modificata con successivi innesti. Nel riccio della castagna si possono trovare da 1 a 7 frutti, in quello del marrone da 1 a 3. Le castagne sono piccole, hanno la buccia bruno scura e sono più schiacciate da un lato e più tondeggianti dall’altro. I marroni invece sono più grandi e più dolci. Raccogliere le castagne nei boschi era semplice e gratuito. Ecco che la castagna è diventata un prodotto dalle mille ricette: dalla farina di castagna, al condimento per la pasta, dall’accompagnamento delle carni, alle creme di castagna e cioccolato, ai ravioloni fritti dolci ai marron glacè, fino al vecchio castagnaccio. Il panorama delle ricette della castagna è talmente vario, che a volerlo sperimentare, ci si imbatte in particolari ed anche semplici “specialità” che spesso ieri come oggi hanno fatto la felicità dei golosi di questo salutare frutto che la natura ci offre nei mesi freddi o quasi, a cominciare dai prossimi giorni che ci portano a novembre e poi dicembre, e via via nel pieno della stagione invernale. A Ischia la castagna è gustata nei modi più semplici sin dai tempi di magra, quando la maggior parte delle famiglie isolane doveva fare i conti con i tempi bui del dopo guerra. Si parte dalle classiche caldarroste e si arriva alle castagne lesse, ossia le allesse che davano lo spunto al grande Totò di canticchiare la comica canzoncina “Miss, mia cara Miss, nu cuoppo allesse io divento pe’ te……”. A queste si aggiungono le castagne bollite, le castagne peste, le castagne del prete (castagne o’ prevte) ed il famoso dolce dei poveri, il classico castagnaccio con il quale sono molto consumate, in famiglia, tra gli amici durante le migliori feste, nei tempi in cui il convento passava ben poco, nel senso che le cose buone scarseggiavano per davvero. Purtroppo le castagne ischitane per lo più sono di dimensioni più ridotte, però lo stesso buone. Anche la loro quantità in produzione è abbastanza scarsa. Purtroppo la castagna fa parte di un settore agricolo della nostra isola non più curato come in tempi passati. E’ raro vedere castagne belle, lucenti e grosse come in pratica sono quelle di esportazione, proveniente dai boschi di Montella nell’avellinese.. Queste castagne, tempo fa, le abbiamo viste e mangiate in California nei Delikatesse, di Los Angeles e San Francisco. Ormai è prassi commerciale che i nostri prodotti migliori, meglio preparati e presentati , prendono la via del’estero per il diffuso Made in Italy. Di colore arancio intenso quando sono maturi, invece, sono i “cachissi” dell’isola, frutti gustosissimi con polpa dolcissima, simile ad una morbida crema, da cui il nome scientifico diospiros, cioè “pane degli déi” o come li chiamavano a Napoli “Ligni santi” dalla Croce di Cristo fatta con il legno di “cachisso”. e contengono molti zuccheri. Quando sono ancora acerbi, invece, per l’alta quantità di tannino, conservano un sapore agre che “lega” la lingua, si dice infatti che “allappano”. se si desidera consumarli subito.
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