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Servizio Speciale

di ANTONIO LUBRANO

Fotoricerca

di GIOVAN GIUSEPPE LUBRANO

Fotoreporter

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EVENTI  TUTTI AL FEMMINILE /  IL  COMMENTO DI CATERINA MAZZELLA PRESIDENTE  DELL’AIPARC-ISCHIA:

“I SUOI TRASCORSI COME FORMATRICE,AUTRICE E REGISTA DI TESTI TEATRALI DI RILEVANTE VALORE SOCIALE E PREMIATI A LIVELLO INTERNAZIONALI, HA COMMENTATO CATERINA MAZZELLA, HANNO CERTAMENTE INCISO SULLA GENESI DI QUESTO PRIMO ROMANZO”.  IL PENSIERO DI ERNESTA MAZZELLA: “IL LIBRO VICO FISSALE, HA COMMENTATO DAL CANTO SUO LA DOTT.DDA ERNESTA MAZZELLA, NON È SOLO UNA CRONACA DI EVENTI. È UN RITRATTO VIVIDO E COINVOLGENTE DI PERSONAGGI CHE AFFRONTANO LE SFIDE DELLA VITA CON CORAGGIO E DIGNITÀ. È UNA CELEBRAZIONE DELLA FORZA DELLA FAMIGLIA E DELLA CAPACITÀ UMANA DI TROVARE SPERANZA ANCHE NEI MOMENTI PIÙ BUI, COME QUELLO DELLA GUERRA…”.

DI ANTONIO LUBRANO

Collaborazione: Caterina Mazzella

La cultura per Ernesta Mazzella, Caterina Mazzella, Lucia Annicelli e Mariangela Catuogno non ha confini. Loro che si cullano entusiaste e beate fra le  vecchie credenze di libri senza tempo della Biblioteca Antoniana, l’oggettistica ecclesiale  del Museo Diocesano e gli spazi fiabeschi della  Torre del Molino. dei Giardini Ravino e di Villa Arbusto,  conoscono le  maniere efficaci e l’ arte specifica di come si possono trasformare ambienti prestigiosi e preposti  al progrannato  godimento pubblico in location di elevata fruizione  culturale per l’attuale generazione nel vasto campo del sapere e della conoscenza. Insomma se tutto o quasi volge al femmnile non a caso la dottoressa Ernesta Mazzella ha fatto sbarcare sull’ isola Camilla Scala da Castellammare di Stabia per proporci la sua coinvolgente scrittura con un romanzo all’esordio del proprio impegno letterario. Infatti è stata proprio la Biblioteca Antoniana comunale di Ischia  il Tempio della cultura isolana ad aver aperto  le porte e la propria Aula Magna alla scrittrice stabiese. Qui  il CT AIParC Ischia presieduto dalla Presidentissima  Caterina Mazzella, ha ospitato ,accolta  dalla  dinamica Direttrice Dott.ssa Lucia Annicelli  l’ autrice del romanzo “Vico Fissale- la ricerca”. Un incontro atteso e stimolante- proposto e condotto per l’appunto  dalla prof.ssa  Ernesta Mazzella che ha visto protagonista Camilla Scala, nata a Castellammare di Stabia dove ha insegnato italiano e latino nel locale liceo scientifico. “I suoi trascorsi come formatrice,autrice e regista di testi teatrali di rilevante valore sociale e premiati a livello internazionali, ha commentato Caterina Mazzella, hanno certamente inciso sulla genesi di questo primo romanzo”. Camilla Scala, infatti,attraverso una scrittura avvincente e coinvolgente trascina i lettori all’interno di una trama densa di emozioni e di personaggi profondamente umani e sfaccettati. É il microcosmo di Vico Fissale, una sorta di cittadella dove l’autrice é nata e cresciuta, un microcosmo di storie ed emozioni, di batticuori e di rimpianti.Aneddoti e vicende personali che Camilla Scala ha sapientemente raccolto attraverso i suoi ricordi e quelli di alcune sue zie, oltre un’accurata ricerca circa i principali eventi storici che hanno caratterizzato gli anni che vanno dalla fine del 1800 agli anni 50 del 900. “Il libro Vico Fissale, ha commentato dal canto suo la dott.dda Ernesta Mazzella, non è solo una cronaca di eventi. È un ritratto vivido e coinvolgente di personaggi che affrontano le sfide della vita con coraggio e dignità. È una celebrazione della forza della famiglia e della capacità umana di trovare speranza anche nei momenti più bui, come quello della guerra. Il parto diventa un epilogo che cementa relazioni umane quando non erano così scontate”. Non manca l’ ironia nel proporsi

di Camilla Scala che si riconosce nel pensiero di Marguerite Yourcenar e cita testualmente :  “Mi pare evidente che per alcuni versi non sono ancora invecchiata…Più invecchio anch’io, più mi accorgo che l’infanzia e la vecchiaia non solo si ricongiungono, ma sono i due stati più profondi in cui ci è dato vivere. In essi si rivela la vera essenza di un individuo, prima o dopo gli sforzi, le aspirazioni, le ambizioni della vita. […] Gli occhi del fanciullo e quelli del vecchio guardano con il tranquillo candore di chi non è ancora entrato nel ballo mascherato oppure ne è già uscito. E tutto l’intervallo sembra un vano tumulto, un’agitazione a vuoto, un inutile caos per il quale ci si chiede perché si è dovuto passare”. Poi l’autricfe del libro presentatato all’Antoniana, aggiunge di suo: “Prove tecniche di vedovanza? Dopo gli ultimi tristi eventi che hanno stravolto la vita di cari amici di sesso maschile, mio marito si comporta in modo strano…oltre a far la spesa, stendere la biancheria e tentare, peraltro senza ottimi risultati, di fare due spaghetti al sugo…in questi giorni ha esordito col comprarsi, da SOLO, 2 pigiami e un bermuda…(!?)  Se mi chiede anche come mettere in azione lavastoviglie e lavatrice che faccio? Devo preoccuparmi?”. Il racconto di Camilla Scala di cui ci siamo occupati, inizia con una data precisa, il 24 giugno del 1950. Sono gli anni prima del boom. Vico Fissale è un mondo fatto di persone conosciute spesso con i soprannomi, che ne raccontano la storia; il rione è Scanzano a Castellammare di Stabia, ma per l’autrice sarà sempre, confidenzialmente, solo Stabia. Le vicende di tutti, dei protagonisti, dei luoghi, dei fatti principali, si alternano alla narrazione di un parto complicato elemento centrale del racconto. Ad alternarsi le voci delle zie, della nonna, di tutti coloro che conservano il ricordo perché, come scrive nella prefazione Paola de Simone “Ripercorrere con la memoria le strade dei nostri avi, gli aneddoti di vita, gli incastri, gli incontri, le conoscenze sfiorate o incisive, significa cercare il senso di ciò che siamo attraverso l’eredità anche emotiva che abbiamo ricevuto”. Un itinerario di “ricerca delle proprie origini, il delineare le personalità di chi geneticamente ha contribuito a ciò che siamo: questo libro è molto più di una semplice storia. E’ anche un viaggio attraverso le strade labirintiche di un quartiere, Scanzano, che diventa personaggio esso stesso”.

 

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