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Servizio Speciale

di ANTONIO LUBRANO & MICHELE LUBRANO

Con Fotoricerca

di GIOVAN GIUSEPPE LUBRANO

Fotoreporter

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FICHI E UVA  I FRUTTI PIU’ RICHIESTI ED APPETITOSI DELL’ESTATE ISCHITANA 2024  CHE  STA  PER PASSARE LA MANO AL PROSSIMO AUTUNNO – TURISTI  ED ISOLANI I PRIMI A GODERE DEI LORO BENFICI  EFFETTI  SPECIE SULLA TAVOLA

 I FICHI RAPPRESENTANO IL FRUTTO DI STAGIONE TRA I PIÙ DIFFUSI DELL’ISOLA – RESISTONO AL TEMPO PER PIÙ GENERAZIONI  E CONSENTONO AI NOSTRI CHEF  DELLA GUIDA MICHELIN  PIATTI CREATIVI DI NOTEVOLE GUSTO E FANTASIA  – IL SEME ARRIVATO SULL’ISOLA DALL’EGITTO PRIMA DELLA SCOPERTA DELL’AMERICA  – LA GOVERNATRICE  SUL CASTELLO D’ISCHIA  COSTANZA D’AVALOS, AI TEMPI DI VITTORIA COLONNA FACEVA SERVIRE AI BANCHETTI REALI LARGHI VASSOI DI UVA E FICHI DI VARIO COLORE – NELLE NOSTRE CAMPAGNE FICHI FRESCHI MESSI A SECCARE AL SOLE PER LA SCORTA INVERNALE IN TEMPI DI MAGRA.

DI ANTONI0 LUBRANO

I fichi, in ogni loro uso e dimostrazione, si sono sempre bene sposati con l’uva e col vino cotto, risultando insieme nella felice e saporita combinazione, uno degli  alimenti forti e gustosi,  e per questo molto richiesti,  nel panorama dell’alimentaristica  che ci offre la nostra bella ed ancora fruttifera terra isolana, per determinati versi, oltremodo fertile e capace di darci prodotti naturali che la mano dell’esperto contadino  sa accarezzare e portare allo stato ottimale. Daremo spazio prima ai fichi nella loro dimensione di fioritura, crescita e destinazione, e  poi al vino cotto, che per il suo particolare trattamento  merita  tutto il rispetto, non fosse altro, per le sue antiche origini che si rifanno addirittura ai palestinesi in Medio Oriente. Infatti le sue origini vengono fatte risalire alla Carìa, regione dell’Asia Minore. Testimonianze della sua coltivazione si hanno già nelle prime civiltà agricole di Palestina ed Egitto, da cui si diffuse successivamente in tutto il bacino del Mar Mediterraneo. Se per definizione è detto “Fico Mediterraneo”, si considera originario e comune delle regioni Caucasiche, e del Mar Nero. Solo dopo la Scoperta dell’America il fico si diffuse in quel continente, in seguito in Sud Africa, per i contatti con l’Oriente fu diffuso in Cina ed in Giappone; infine giunse in Australia. Da noi si conoscono da prima che Colombo scoprì l’America, visto che sul Castello d’Ischia  ai tempi di Vittoria Colonna, la governatrice  Costanza D’Avalos e Lucrezia D’Alagno, ai Bachetti Reali facevano servire larghi vassoi di uva e  fichi di vario colore.  Ma di questo ne parliamo più avanti. I fichi che maturano prima dell’uva, hanno sempre mosso il nostro interesse per la manifesta flagranza nel tempo della loro maturazione. Si lasciano dapprima ammirare su piante di vecchio stampo, attaccati ai rami tra quelle foglie larghe ed attaccaticce, e poi cogliere senza la benché minima resistenza, sapendo di fare bella figura in cestelli e piatti affiorati di portata, prima di diventare la delizia dei palati di chiunque li mangia e ne assapori  la bontà  del loro magnifico gusto. Nell’isola d’Ischia la pianta di fico è una delle più diffuse, resiste agli anni ed a qualsiasi tipo di condizione metereologica  oltre che ambientale. L’albero di fico lo trovi nel giardino vicino casa , nei terreni a terrazza di Barano. Serrara Fontana e Testaccio, nelle campagne di Forio e di Ischia nei terrazzamenti di Campagnano e Piano Liguori, a Monte Vico, alla Fundera ed al Fango di Lacco Ameno , nei terreni  della Borbonica ed al Paradisiello di Casamicciola. Insomma nell’isola, ovunque ti dirigi è frequente imbattersi in una pianta di fico. Se ciò accade nel tempo della loro fioritura e maturazione, allora lo spettacolo che attrae è assicurato. I colori naturali dei fichi  vanno dal fuxia sfumato al bluastro macchiato, dal verde pisello bello e chiaro al verdone pesante, fino al rossastro. Il seme di questo  straordinario quanto comune frutto,  fu impiantato dai greci e dai fenici quando scoprirono l’isola. Era l’appendice prelibata ai banchetti importanti di quei popoli che hanno iniziato la storia della nostra fantastica Pithecusa.  L’uso e lo sfruttamento del fico è passato attraverso i secoli fino ai giorni d’oggi  nutrendo  generazioni su generazioni  senza mai perdere  il suo sapore di origine nonostante  le azzardate manipolazioni  di contadini  avidi dediti  alla pratica mistificatrice dell’innesto con altre piante per ottenere il poco originale doppio gusto.  Il Fioco ha resistito anche a questo tipo di affronto contro natura. Oggi come ieri, esso va fiero delle sue proprietà  e permette all’essere umano  di utilizzarle e valorizzarle come meglio sa fare.  Quindi, dai fichi freschi appena raccolti ai fichi secchi il passo à breve.  I fichi  freschi  sono frutti dal sapore e dalla fragranza molto dolce che possono essere consumati secchi, sebbene, nella stagione giusta, sia bene approfittarne perché, mangiati freschi, sono ancora più buoni. Si può  mangiare questo frutto da solo oppure in uno dei molti abbinamenti capaci di esaltarne il sapore. Essi sono un alimento molto sano. In 50 grammi di fichi troviamo solo 37 calorie, ma ben 1,47 g di fibre, 116 mg di potassio, 0,06 g di manganese e 0,06 grammi di vitamina B6. In base alla varietà i fichi maturi potranno essere di colore verde, marrone scuro, gialli o viola. E’ consigliabile usare dei fichi più freschi possibile. I frutti appena raccolti, se riposti in frigorifero, possono durare 2-3 giorni, ma poi inizieranno a deperire. Ma quante cose si possono fare con i fichi freschi. Qui a Ischia, e non solo, ormai la fantasia vola. I nostri chef della Guida Michelin creano piatti saporitissimi con i fichi cotti in padella e serviti con le più bizzarre decorazioni. Gli stessi fichi tagliati a regola d’arte compongono creazioni decorative per tavole altamente sofisticate in contesti di convegni gastronomici e feste di buona risonanza. I fichi secchi rappresentano l’altra faccia del fico bello e gustoso appena colto dalla pianta sempreverde. Da sempre i contadini dell’isola per farsene una scorta che sarebbe servita nei mesi invernali per la famiglie e per gli amici, specie in tempo di magra, li mettevano a seccare al sole, dopo averli aperti ed adagiati con cura su apposite “nasselle” fatte di fili di ginestre intrecciare di colore verde. I fichi secchi venivano distinti in fichi a pera e fichi in coppia schiacciata chiamata “chiuppetella”. Queste venivano e vengono ancora conservate in chiaro con una foglia di lauro per alterarne il profumo, oppure infornate con l’aspersione del vino cotto, ottimo ed insostituibile ingrediente per trasformare la classica “chiuppetelle” al vino cotto in autentico dolce di gusto e di presentazione.

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