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Servizio Speciale

di ANTONIO LUBRANO

Fotoricerca

di GIOVAN GIUSEPPE LUBRANO

Fotoreporter

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NELL’ EPOCA PASSATA RICCA DI VALORI GENUINI CHE  SEMBRNO  PERDUTI MA CHE IN PARTE ANIMANO   CHI IN ESSI CI CREDE ANCORA

IRAGAZZI DI UNA VOLTA SIA A MARE CHE A TERRA SI DILETTAVANO NEL LORO TEMPO LIBERO IN GIOCHI SEMPLICI CHE NON RICHIEDEVANO ATTREZZATURE PARTICOLARI O COSTOSE, MA  IMPEGNAVANO PIUTTOSTO LA CREATIVITÀ E LA FANTASIA. ERANO GIOCHI DI GRUPPO, MANUALI , FORTEMENTE SOCIALIZZANTI,  E SI SVOLGEVANO PER LA MAGGIOR PARTE IN STRADA , ALL’ARIA APERTA.  ECCO UNA DESCRIZIONE DEI GIOCHI MAGGIORMENTE  PRATICATI  QUANDO I RAGAZZI NON  TRASCORREVANO ANCORA  GRAN PARTE DELLA LORO GIORNATA POST-SCOLASTICA  IN CASA, DA SOLI, A GIOCARE CON LA PLAY STATION, IL COMPUTER, I VIDEO GIOCHI ECC. O A GUARDARE LA TELEVISIONE – LL MITICO GIOCO DELLA “CAMPANA” CHE COINVOLGEVA SOLO FEMMINUCCE CON LE TRECCE E GONNE AFFIORATE LO SI PRATICAVA NEI CORTILI E SULLE PUBBLICHE STRADE. I MASCHIETTI CON I GIOCHI A TERRA RISPONDEVANO CON LO “STRUMMOLO” O CON LE NOCCIOLE A CASTELLETTO. POI TUTTA UNA GAMMA DI ALTRI GIOCHI CHE VEDEVANO PROTAGONISTI RAGAZZI E RAGAZZE INSIEME. I GIOCHI CHE ECCELLEVANO ERANO IL “TRENTUNO” O “NASCONDINO” E LO “SCHIAFFO”. MA PER I SOLI MASCHIETTI RICORDIAMO IL “CHIRCHIO” E “CAVALLOTUOSTO”

DI ANTONIO LUBRANO

Estate o inverno, ma meglio l’estate,  non  fa differenza per i nostri ragazzi e ragazze che in maniera spensierata  vogliono svagarsi all’aria aperta con i mezzi di cui dispongono. Giochi di mare e di terra, ma più giochi di terra che erano e sono  diffusi anche d’estate. Prima che arrivassero i prodotti tecnologici moderni tipo pc, tablet, playstation, smartphone e quant’altro ancora, con i bambini di oggi  che già a 6-7 anni si ritrovano schiavi di un televisore o di un telefonino, di giochi industriali che ammazzano la loro creatività ma soprattutto il senso di socializzazione, era tutto un

 

 

 

altro vivere nello svago spensierato e nella maniera facile di stare insieme. Per cui, un raffronto con il passato, può chiarirci tante cose. Un tempo, ai nostri nonni e padri e a noi che scriviamo, nell’età tra i 6 e i 18.anni, bastava davvero poco per divertirsi, per sconfiggere la noia. Bastava  semplicemente che si scendesse  in strada, trovare i propri compagni di gioco, e da lì via con la fantasia. Quanti giochi, quanti

sorrisi,quante risate  quante ginocchia sbucciate, quanti pantaloni strappati, quante magliette lacerate, quanti capelli tirati (le ragazze). Ma era così bello, era tutto così straordinariamente reale. Pertanto ci piace fare un passo indietro nel tempo, e riportarci a quegli anni ’40 e ’50 che hanno caratterizzato la nostra fanciullezza e  gioventù per  ricordarci di tutti quei meravigliosi giochi che riempivano le nostre giornate, i nostri pomeriggi. Quante risate, quante corse per gridare quel “libero” che ci avrebbe poi salvati dalla conta, così odiata da tutti. Era il gioco de “Il Nascondino”  o il “Trentuno”che lo praticavamo, maschietti e femminucce, fra i 6 e gli 8 anni di età.  Esso era praticato  nelle strade del paese,  il  gioco del nascondino è molto semplice: si tira a sorte per stabilire chi dovrà essere il primo giocatore che dovrà contare e mentre lui conta, gli altri giocatori trovano dei luoghi adatti per nascondersi. Generalmente, il giocatore deve appoggiare la testa con gli occhi chiusi ad un muro (o altra superficie verticale) in un punto prescelto e contare ad alta voce fino a 31  e quando finisce di contare deve andare a cercare gli altri e tornare per primo al luogo in cui contava  toccando il muro con la mano e urlando “fàttë” (catturato) e  il nome di colui o coloro che ha scovato, che vengono squalificati . Al successivo turno di gioco, in genere, conterà il primo giocatore che è stato catturato. Se un giocatore individuato riesce a toccare con la mano il muro prima del giocatore che contava, può dichiararsi  “mi salvo”, sfuggendo in questo modo alla cattura. Se a raggiungere la tana è l’ultimo giocatore rimasto in gioco, può anche dichiarare “salvo tutti”. In questo caso, i giocatori precedentemente catturati sono liberati e il giocatore che è stato sotto dovrà contare anche nel turno di gioco successivo. Un gioco similare era “La chiesa” con due gruppi di ragazzi, quello di sotto e quello di sopra, ossia il primo destinato ad essere scovato ed acchiappato nei vari luoghi dove ci si nascondeva ed il secondo col mandato di comandare il gioco col rischio di passare sotto se non si riusciva a scoprire tutti i ragazzi del gruppo che per regolamento era composto da 5 membri. Poi c’era l’indimenticabilecampana. Col gesso bianco o addirittura colorato, bisognava tracciare per terra, spesso nella strada pubblica senza traffico, 10 caselle e numerarle, lanciare un sassolino e saltellare nell’apposito quadrato con un solo piede, senza mai toccare le altre caselle, fino ad arrivare al numero 10, ovviamente. Non era affatto facile mantenere l’equilibrio! In questo gioco bello ed innocente si distinguevano  le bambine tra i 6 e gli 11-13 anni. Le ragazzine più grandicelle si facevano ammirare per le trecce e le gonne affiorate. Avvolte ci scappava anche qualche allegra litigarella fra quelle ragazzine più vispe. E come scordare “Lo Strummolo” ? Così affascinante vederlo affusolato,  girare velocemente. Scopo del gioco era proprio quello di farlo girare più a lungo possibile, dopo averlo lanciato con lo spago avvolto. “Lo strummolo” più capace era quello che con la propria punta acuminata riusciva a “ronzare”, grazie anche all’abilità di chi lo lanciava ad arte. Il gioco delle “ figurine dei giocatori” impegnava i ragazzi nelle ore pomeridiane sugli scalini dei sagrati delle chiese dell’isola. Si batteva forte sul marmo la propria mano leggermente concavata  al lato del mucchietto delle figurine per farlo capovolgere. Se ciò avveniva il battitore prendeva tutte le figurine capovolte. Ritrovarsi e scambiare poi le figurine vinte, è stato per noi ragazzi dell’epoca sicuramente uno dei passatempi preferiti. Che soddisfazione quando si finiva il proprio album prima degli altri! Ricordate il gioco del Cerchio per le strade senza traffico di Ischia? Il gioco del cerchio era forse quello più diffuso.  Quasi tutti i bambini avevano il loro cerchio che era costituito da un tondino di ferro circolare o da un cerchione di bicicletta. e  veniva guidato da un un’asta di metallo appositamente modellata a forma di U. La bravura dei bambini consisteva nel saper guidare bene il loro cerchio, anche ad una certa velocità, facendo a gara fra di loro. Poi vennero i primi Hula Hoop che conquistarono letteralmente  bambine e ragazze. Quanta felicità e spensieratezza, quanta nostalgia per quegli anni, quanta tristezza nel sapere che i bambini di adesso non conoscono e forse non conosceranno mai tutto questo e resteranno chiusi nelle loro camerette con un joypad in mano o un telefono cellulare. Pero, a molte cose c’è sempre un però. Però c’è chi crede ancora in quei valori che sembrano perduti. E lo mette anche in pratica. E’ una speranza.

 

                                                                      lubranoantonio516@gmail.com

 

                                                                        info@ischiamondoblog.com

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Children playing with a parachute at school during pe in the North East of England. A boy is running underneath it.

street children’s games in classics. Selective focus. nature.

Il Servizio Speciale

è stato realizzato

da ANTONIO LUBRANO

Con la Fotoricerca

 effettuata da

GIOVAN GIUSEPPE LUBRANO

Fotoreporter

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