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Servizio Soeciale di
ANTONIO LUBRANO
Con Fotoricerca di
GIOVAN GIUSEPPE LUBRANO
Fotoreporter
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IL NOTEVOLE SUCCESSO DEL CONVEGNO DI BARANO SULLE CASE DI PIETRA A ISCHIA E IL LORO VALORE STORICO ED ARCHITETTONICO PROMOSSO DAL C T AIPARC ISCHIA PRESIEDUTO DA CATERINA MAZZELLA IN SINERGIA CON IL COMUNE DI BARANO D’ ISCHIA E L’ ASSOCIAZIONE DEGLI ARCHITETTI ISOLANI PIDA –
IL CONVEGNO , COME HA SOTTOLINEATO, TRA L’ ALTRO, LA PRESIDENTE CT AIPARC ISCHIA CATERINA MAZZELLA, È STATO DEDICATO ALLA MEMORIA DEI CONIUGI ARCH. GINO ZIVIELLO E DOTT.SSA NICOLETTA D ARBITRIO CHE NEGLI ANNI ‘80 DEDICARONO UN LORO LIBRO ALLE CASE DI PIETRA SPARSE NELLA PARTE ALTA DELL’ISOLA, LIBRO CHE COSTITUISCE UNA PIETRA MILIARE IN TEMA DI ARCHITETTURA RURALE: I DUE STUDIOSI PARTENOPEI APPASSIONATI DI STORIA, ARTE E COSTUME HANNO DEDICATO PREGEVOLI PUBBLICAZIONI E MOSTRE ALLA AMATA ISOLA (DOVE TRASCORREVANO VACANZE E TEMPO LIBERO). EMOZIONANTE, A RIGUARDO, LA TESTIMONIANZA DEL FIGLIO PROF CARLO ZIVIELLO – GLI INTERVENTI DEL SINDACO DI BARANO DIONIGI GAUDIOSO E DE DELL’ASSESSORA DANIELA DI COSTANZO, DELLA PRESIDENTE AIPARC CATERINA MAZZELLA, DELL’ARCHEOLOGA ARCH. MARIANGELA CATUOGNO E DELLA REFERENTE PIDA ARCH.VANIA FERRANDINO
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DI ANTONIO LUBRANO
Nel dopo guerra il primo ad esplorare il territorio nell’entroterra del’isola, nella Ischia alta, alla ricerca di una natura sorprendente ed affascinante è stato il noto scrittore dell’antico Borgo di Ischia Ponte, Giovan Giuseppe Cervera che esordi’ nel 1955 nel mondo dell’editoria isolana col suo primo libro dal titolo “Questa è Ischia”. Un escursus letterario alla sua maniera lessicale tra mare e terra di cui il Cervera si sentiva poeticamente attratto. Qualche anno dopo, nel 1959, pubblico il suo secondo libro, titolandolo semplicemente “Ischia”, a cui vi lavoro a piene mani con la collaborazione attiva del sottoscritto, tracciando l’isola al suo interno in lungo ed in largo, scoprendo sentieri nascosti e boscaglie ricoperte da una vegetazione fitta e varia vissuta solo dal vecchio boscaiolo-montanaro dalle parti delle pendici dell’Epomeo in Serrara Fontana fra i frassinelli e la Falanga nell’area castagneta di pertinenza del Comune di Forio, fino alla linea verde che conduce agli alti fusti del Cretaio nel territorio boschivo di Barano e Casamicciola. E’ qui che Giovan Giuseppe Cervera annota de visu la presenza primitiva della case di pietra o case nella pietra segnandole e dando ad esse per una più facile identificazione addirittura un nome tipo Pietra Rapesta per le rape piantate, pietra di Zi bacchiello, pietra del Prete che secondo il Cervera chi l’aveva frequentata “vi aveva trovato le dolcezze dello spirito”, Pietra Blox, Pietra di Schioppa, Pietra di Tatillo, Pietra di Don Giovanni, Pietra dell’Acqua, Pietra della Madonna dei Turchi, Pietra del Cantariello, Pietra del Lume, pietra del Sole, Pietra della Commara, pietra della neve, Pietra del Falcone. Il recente Convegno sul tema trattato” Le Case nella pietra: paesaggio ed antropizzazione ad Ischia” promosso dal C T AIParC Ischia in sinergia con il Comune di Barano d’ Ischia e l’ Associazione degli Architetti isolani PIDA, ha riproposto un argomento caro agli esploratori e storici dell’Isola d’Ischia che nel merito hanno lasciato testimonianze narrative di grande valore culturale in materia archeologica stimolando l’ingegno espositivo in un passato lontano di Norman Douglas, Giuseppe Orioli, Giuseppe D’Ascia, Paolo Buchner molto e più recentemente dei compianti coniugi Arch. Gino Ziviello e dott.ssa Nicoletta d Arbitrio alla cui memoria il Convegno di Barano è stato dedicato. Ziviello e D’Arbitro negli anni ‘80 dedicarono un loro libro alle Case di Pietra sparse nella parte alta dell’Isola, libro che costituisce una pietra miliare in tema di architettura rurale: i due studiosi partenopei appassionati di Storia, Arte e Costume hanno realizzato pregevoli pubblicazioni e Mostre in favore della amata Isola (dove trascorrevano vacanze e tempo libero). Emozionante, a riguardo. Significativa e toccante è stata la testimonianza del figlio prof. Carlo Ziviello. Le “case di pietra” della Falanga sono una straordinaria testimonianza dell’ingegno dei contadini ischitani, capaci di adattare i mega blocchi di tufo verde presenti lungo il versante occidentale del Monte Epomeo in ricoveri di fortuna, capanni per gli attrezzi agricoli, cisterne per la raccolta dell’acqua piovana e palmenti per la spremitura dell’uva. Un esempio “ante litteram” di architettura funzionale sospinto dalla consapevolezza di dover trascorrere diversi periodi dell’anno fuori dalle proprie abitazioni per dedicarsi alla manutenzione dei vitigni che dalla costa si estendevano ben oltre i 500 metri sul livello del mare. Un’esigenza sorta nel XIV e nel XV secolo e però rimasta “valida” per altri cinquecento anni, se consideriamo che nei primi anni ’60 del secolo scorso la superficie vitata (coltivata a vite) dell’isola d’Ischia era ancora superiore ai 2000 ettari. A ulteriore riprova di ciò le parole dello scrittore inglese Norman Douglas che, in visita a Ischia, si lamentò proprio dell’invadenza del “paesaggio del vino” a danno delle superfici boschive. Scrive Douglas nel 1931: “A Ischia finanche sulle alture più remote, i vigneti stanno progressivamente sostituendo le zone boschive che ormai sono relegate sulle cime dei monti. Dal punto di vista estetico questa scelta mi sembra deplorevole: sebbene in estate le viti sono coperte di fogliame ed offrono un piacevole aspetto lussureggiante, lo stesso luogo negli altri sei mesi dell’anno appare desolato.” Insieme a Douglas, il libraio, antiquario e anch’egli scrittore Giuseppe Orioli che, invece, nell’autobiografia “Avventure di un libraio” dedica un intero capitolo all’isola d’Ischia, indugiando volentieri proprio sulle case di pietra della Falanga. Scrive Orioli: “Da Buceto, con un lungo tragitto, si può salire fino alla cima dell’Epomeo, indi scendere per un sentiero scosceso sull’altro versante in un bosco ombroso chiamato Falanga, che può essere una parte dell’antico cratere dell’Epomeo. Il Falanga è cosparso di enormi blocchi di tufo pallido che hanno stranissime forme e fanno pensare a una necropoli di giganti.” Dopo una serie di terremoti dovuti ad assestamenti tettonici grossi massi di pietra lavica si staccarono dall’Epomeo rotolando lungo i vari versanti verso valle. Questi, scavati con dovizia di particolari al loro interno divennero prima rifugi per proteggersi dalle scorrerie dei pirati saraceni e turchi e poi, furono adibite a case. Per chi crede alla leggende fu il gigante Tifeo, costretto da Zeus a sostenere sopra di sé l’isola che, scuotendosi per liberarsi dalle catene, fece cadere questi massi. L’occhio attento può ancora vedere queste case di pietra fra il Ciglio, Panza, la Falanga. Voce autorevole è quella di Paul Buchner che descrisse l’incanto delle case di pietra nel 1939 in un articolo sul rotocalco tedesco “Natur und Volk”. Il suo è un vero e proprio itinerario che inizia dalla zona della Falanga dove su di un lato di una casa di pietra è riportata una data 1666. Al suo interno ogni comodità scavata dal piccone: un armadio a muro, un camino e una cisterna. «Non si trova quasi mai – scrive Buchner – una roccia, di cui in qualche maniera non ci sia mai serviti». Buchner continua il suo itinerario lungo il Rione Bocca e sul monte Corvo dove le case di pietra si trovano in mezzo alle viti. Una è la Pietra Mosca l’altra è la Chiesa di Santa Maria del Monte. La sua passeggiata alla ricerca di case di Pietra continua verso Casamicciola e Lacco Ameno trovandone alcuni esemplari presso il Ciglio. Al Convegno di Barano dei giorni scorsi sulle Case nella Pietra, nella zona della Ischia alta, hanno espresso il loro pensiero professionale l’archeologa Mariangels Catuogno che ha detto: “La tradizione di abitare nelle case di pietra è antichissima. In realà quello che è importante capire cosa queste pietre rsppresentano. Siamo alla base di piccoli nuclei dislocati sul territorio e quindi è un modo anche per raccontare come l’uomo, in qualche modo ha interagito con il territorio, e questo è fondamentale…”. E la presidente Caterina Mazzella dal canto suo ha affermato: ”: «La nostra associazione ha come obiettivo la promozione socio-culturale del territorio e la sezione dell’isola d’Ischia è nata tre anni fa. Attraverso il concetto di parco, spazio metaforico di studio, ricerca e approfondimento, realizziamo eventi e convegni di carattere culturale in tutta l’isola con la speranza di avvicinare le persone alla storia dei nostri luoghi. Quello che caratterizza l’AiParc è la competenza degli associati e oggi, grazie al Sindaco Dionigi Gaudioso e all’Assessore alla cultura Daniela Di Costanzo, siamo nella sala consiliare di Barano insieme all’Archeologa Mariangela Catuogno e all’Architetta Vania Ferrandino, referente Pida per parlare delle case nella pietra”
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