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Servizio Speciale
di ANTONIO LUBRANO & MICHELE LUBRANO
Con Fotoricerca
di GIOVAN GIUSEPPE LUBRANO
Fotoreporter
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I MANDARINI DI ORIGINI CINESI DOMINANO IL MERCATO DELLA FRUTTA A ISCHIA E VENGONO ACQUISTATI CON FACILTA’ DAGLI ISOLANI IN QURSTO PERFIODO CHE CI CONDUCE AL NATALE / LA BONTA’ DEL MANDARINETTO DELLE NOSTRE NONNE
DA SEMPRE CONFERITO UN RUOLO DA PROTAGONISTA AL MANDARINO, CHE INSIEME ALL’ARANCIA, ALLE SORBE, AL MELOGRANO, ALLE CHIUPPETELLE ED AL VINO COTTO, COMPONGONO IL CONTENUTO APPETITOSO E DI BELLA PRESENTAZIONE DEL CLASSICO CESTO-REGALO DI NATALE CHE SI USA OFFRIRE DALLE PARTI DELLA ISCHIA ALTA, DA BARANO FINO A SERRARA FONTNA ED IN PARTICOLA SUCCHIVO. VI CONCORRONO ANCHE GLI ISCHITANI DEGLI ATRI COMUNE DELL’ISOLA LEGATI ALLE TRADIZIONI, SPECIE IN QUESTI GIORNI DI PRENATALIZI OVE CI SI ORGANIZZA PER CIRCONDARSI DI TUTTE QUELLE COSE BUONE CHE TENGONO BANCO E FANNO FELICI TUTTI COLORO CHE FESTEGGIANO IL NATALE CON SERENITÀ D’ANIMO E MESSA IN PRATICA DEI MIGLIORI PRINCIPI . TUTTO QUESTO PER MAGNIFICARE IL RUOLO DEL MANDARINO NEL LARGO PANORAMA DEI FRUTTI LOCALI E DEL PERIODO DOVE FA MEGLIO LA SUA PARTE – SI PREPARANO I PRESEPI ED IL RICCO MERCATINO ARTIGIANALE IN PIAZZA E PRIME TOMBOLATAE DI NATALE – L’ISOLA VANTA SEI MILA PIANTE CON UN CARICO CIASCUNA DI SEICENTO MANDARINI
IL TRITTICO DI NATALE: MANDARINI, TOMBOLA E ROCCOCO’ A TUTTO CAMPO DALLA CINA CON…SAPORE
Il profumo che emana il roccoco, il “dolce” croccante e duretto di Natale per eccellenza, lo deve in massima parte alle bucce di mandarino impiegate nella pratica dell’impasto insieme a zucchero e scaglie di mandorle. Il mandarino i n questi giorni che ci conducono al Natale ricopre tanti altri ruoli. Primo e non ultimo fra tutti l’utilizzo delle su buccie per il gioco della tombola. I giocatori le usano per coprire sulle cartelle da gioco i numeri chiamati.
DI MICHELE LUBRANO
Cosa sarebbe il pranzo di Natale senza il profumo e il sapore dei mandarini sulla tavola a fine pasto? originario della Cina meridionale. Dall’Estremo Oriente fu portato a Malta dagli inglesi e da lì a Palermo nel 1810. Nel 1816 fu piantato a Napoli nel Real Orto Botanico e nel Parco di Capodimonte, e in breve si diffuse con successo in tutto il meridione. Sull’origine del nome, molti ritengono che la pianta e il frutto furono chiamati metaforicamente “mandarino” perché provenivano dalla Cina dove c’erano funzionari che venivano chiamati in questo modo. Altri, invece, affermano che la denominazione derivi da “mandara”, il nome che veniva dato a questo frutto nell’isola di Reunion (Madagascar), che era la prima tappa del “viaggio del mandarino” dalla Cina verso l’Europa. Quando, tra il XIX e il XX secolo, fu impiantato a Napoli, ci si accorse subito della qualità e della bontà organolettica di questo frutto, tanto da assumere un ruolo primario sulle tavole napoletane e di tutta la regione, al punto da divenire un’interessante rendita economica.Da allora qualcosa è cambiato: nuove regole del mercato e nuovi frutti ibridi che dal mandarino traggono origine, come le clementine e i mandaranci, hanno orientato altrove la scelta del consumatore.Tuttavia, negli ultimi tempi, si è registrata una riscoperta del mandarino, in particolare quello dei Campi Flegrei per le sue eccellenti qualità.Su richiesta e interessamento de L’Immagine del Mito, nell’aprile 2015 la Regione Campania ha inserito il Mandarino dei Campi Flegrei e il Liquore di Mandarino dei Campi Flegrei nell’elenco dei prodotti tradizionali della Campania, approvato dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali con decreto del 17 giugno 2015, pubblicato sul supplemento n° 43 della Gazzetta Ufficiale, prima parte, del 22 luglio 2015.Il mandarino è un frutto estremamente versatile, infatti ben si presta alla preparazione di prodotti da destinare all’igiene e alla cosmesi. Gli impieghi possono essere numerosi, dal sapone al deodorante, dal profumo all’olio essenziale, che si ricava dalla spremitura a freddo della buccia e che viene largamente utilizzato in ambito cosmetico per la preparazione di prodotti per la cura della pelle.A tavola, poi, nel periodo invernale, il frutto fresco trova il suo migliore utilizzo, mentre l’olio essenziale e le polveri delle bucce essiccate trovano impiego in pasticceria e nella preparazione di bevande come il mandarinetto flegreo di cui vi lasciamo la ricetta, facile e immediata da realizzare, magari in prossimità delle festività natalizie.Preparazione. Sbucciare i mandarini ed eliminare la parte bianca all’interno delle bucce. Far macerare le bucce del mandarino nell’alcool per 2 o 3 giorni. Successivamente, far bollire l’acqua con zucchero e mescolare con l’infuso. Bere dopo qualche giorno.Ovviamente del mandarino non va buttato via nulla, le bucce fresche possono essere bruciate per profumare la casa, con quelle secche si possono preparare tisane e con quelle in polvere si possono aromatizzare cibi e dolci.I mandarini si possono conservare a temperatura ambiente per 2 o 3 giorni, in frigo fino a 7 – 10 giorni.
michelelubrano@yahoo.it
ANTONIO LUBRANO
Succhivo, il paesello alle porte di Sant’Angelo d’Ischia che si è riscoperto sempre più centro di sagre e feste popolare, ha posto al centro dei vari naturali riferimenti natalizi, il mandarino, il frutto principe che maggiormente appare e si consuma durante le feste di Natale, Capodanno ed Epifania compresi nell’isola d’Ischia e non solo. Ma non sono solo gli abitanti e i cultori della natura della nuova generazione di Succhivo a conferire un ruolo da protagonista al mandarino, che insieme all’arancia, alle sorbe, al melograno, alle chiuppetelle ed al vino cotto, compongono il contenuto appetitoso e di bella presentazione del classico cesto-regalo di Natale che si usa offrire
dalle parti della Ischia alta, da Barano fino a Serrara Fontna. Vi concorrono anche gli ischitani degli atri comune dell’isola legati alle tradizioni, specie in questi giorni prenatalizi ove ci si organizza per circondarsi di tutte quelle cose buone che tengono banco e fanno felici tutti coloro che festeggiano il Natale con serenità d’animo e messa in pratica dei migliori principi . Tutto questo per magnificare il ruolo del mandarino nel largo panorama dei frutti locali e del periodo dove fa meglio la sua parte. Il mandarino è l’unico frutto dolce della famiglia degli agrumi. I suoi spicchi sono piccoli e succosi, con polpa di colore arancio chiaro. La buccia dei mandarini è sottile e di facile rimozione, di colore arancione chiaro e molto profumato. Un albero di mandarini, appartenente alla famiglia delle Rutacae, può produrre fino a 600 frutti all’anno e raggiungere un’altezza compresa tra i due e i quattro metri. Sull’isola di Ischia si contano circa sei mila piante di mandarine che con la pianta delle arancie è quella che negli anni più di tutte è sfuggita allo sradicamento per lo sviluppo del territorio. Secondo l’agronoma Marta Ablè, i mandarini sono ricchi di vitamina C. L’assunzione assicura oltre le vitamina A e vitamine del gruppo B, anche e insieme magnesio, ferro e acido folico. Il mandarino fu introdotto in Europa nella prima metà dell’800 come pianta ornamentale, precisamente fondibile fragranza. Un aristofrutto con quattro quarti di nobiltà. Niente a che spartire con i suoi figli cadetti come mandaranci e clementine che del nobile genoma paterno hanno appenale sembianze. approdò a Malta quale curiosità botanica, e più tardi in Sicilia dove si acclimatò molto bene (varietà Avana). Il più profumato degli agrumi è quel che si dice un vero signore della tavola. E un fiore all’occhiello del centrotavola. L’antico lignaggio del Citrus reticulata, tale è il suo nome scientifico, dà al mandarino uno statuto da grande antenato. Alcuni botanici lo considerano più antico di arance e limoni. Quel che è certo è che accanto alle ben note proprietà organolettiche – oli , vitamine, flavonoidi – possiede altrettante proprietà simboliche. Al punto da diventare il nome di una lingua e l’emblema di un’élite. Il termine «mandarino» deriva, infatti, dal colore dell’abito arancione dorato dei sapientissimi dignitari imperiali dell’antica Cina che interpretavano i voleri del cielo e li trasmettevano all’imperatore. I famosi Mandarini erano letterati e poeti che la loro educazione raffinata rendeva depositari di una saggezza superiore a ogni sapere tecnico. Esattamente il contrario dei nostri specialisti che spesso sanno tutto e non capiscono nulla. Furono i portoghesi a coniare la parola mandarim volgarizzando il sanscrito mantrim, che significa ministro e a sua volta deriva addirittura da mantra. Ma in realtà il termine originale cinese era Guan e designava il dignitario addetto alla riscossione dei mandarini di grossa taglia offerti come prezioso tributo all’imperatore. Ma oltre a una casta di altissimi funzionari, una burocrazia celeste, il termine passò a indicare anche la lingua, altrettanto elitaria, del Nord della Cina. Come se ci fosse insomma una sorta di affinità elettiva tra la nobiltà della carica e quella del frutto, tra l’eccellenza del sapere e quella del sapore. Un’analogia che anche da noi è diventata senso comune. Forse la forza evocativa del Citrus reticulata viene prima di tutto dal suo profumo, insuperabile nel mettere in moto la macchina del ricordo. Il suo aroma dolcemente imperioso ci fa socchiudere gli occhi consegnandoci proustianamente all’onda nostalgica di un passato prossimo che parla ancora ai nostri sensi e al nostro cuore. Se il punch al mandarino fu la panacea consolatoria dell’Italia postbellica, non da meno fu il mandarinetto, voluttà orientale distillata dalle mani di fata delle nostre nonne. E l’odore delle bucce gettate nel camino resta impresso a caratteri indelebili nel nostro immaginario sentimentale. Nella mitologia festosa della nostra infanzia perduta, nel sogno incantato di una notte di mezzo inverno. Quando i bambini italiani offrivano mandarini a sua maestà la Befana, proprio come i cinesi all’imperatore. Il sapore è assai gradevole, grazie al maggior contenuto di zucchero rispetto agli altri agrumi. Il mandarino esplica una particolare azione sedativa sul sistema nervoso, dal momento che contiene più bromo dell’arancia, può essere utile consumato a cena, nei casi di insonnia. In pasticceria viene usato per torte, crostate, marmellate e gelatine, mentre il succo è utilizzato per la preparazione di budini, charlotte e mousse. A Natale la buccia di mandarino, quello originale senza inserti, viene mescolata con l’impasto dei roccoco per un maggiore profumo al dolce-biscotto natalizio.
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