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Servizio Speciale
di ANTONIO LUBRANO & MICHELE LUBRANO
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di GIOVAN GIUSEPPE LUBRANO
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PASQUA È UNA FESTA DOVE RELIGIONE E TRADIZIONE SI FONDONO, FINO AD ASSOTTIGLIARE I CONFINI E AD AGGIUNGERE SIGNIFICATO GIOIOSO ALLA RICORRENZA – IN BUONA PARTE LE TRADIZIONI REGGONO, SPECIE NELLA CULTURA DELLA TAVOLA –
La tavola di pasqua che nelle famiglie, negli alberghi, nei ristoranti, ieri come oggi rappresenta la priorità. Parliamo della convivialità e della tavola con le sue tradizionali pietanze: salumi affettati con uova sode e ricotta salata, carciofi bolliti o fritti e il classico agnello al forno con patate. Fave e finocchi freschi. Inoltre una buona pastiera all’ischitana con influenza napoletana, Il casatiello rustico e domesitico, il tortano, la colomba farcita e le tradizionalissime uova di cioccolato
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DI ANTONIO LUBRANO
Ecco la Pasqua di Resurrezione che gli ischitani vivono con gioia e rinnovate speranze. “Sparata la Gloria” ieri sera nelle chiese parrocchiali dell’isola, Gesù è risorto, gli angeli cantano, gli uomini esultano, nei campanili di tutte le chiese ischitane, le campare si sciolgono e suonano a distesa. E’ musica celestiale con il profumo ed i colori della primavera, la bella stagione che secondo il calendario battezza la Pasqua di Cristo. Non è poco se si vive la Pasqua ispirati ai valori dello spirito, della natura e della festa sociale che coinvolge tutti nella gioia e nella fratellanza in famiglia e fra gli amici, Ma la Pasqua, oltre ad essere vissuta nella pienezza della fede in Gesù risorto, è attesa ed amata anche per la bellezza delle sue tradizioni che mutano di paese in paese, di popolazione in popolazione a seconda della loro storia che affonda le radici nei racconti dei nonni e padri di famiglia. Possiamo dire che sull’isola, come in qualsiasi altra località della Campania, la Pasqua è una festa dove religione e tradizione si fondono, fino ad assottigliare i confini e ad aggiungere significato gioioso alla ricorrenza. Passata ormai la Settimana Santa con i riti sacri della liturgia cattolico-cristiana che hanno visto la partecipazione sentita diretta in persona e per le TV locali, degli ischitani, ci si concentra oggi in questa fausta giornata che è la domenica di Pasqua del Signore in cui ciascuno è già preparato a viverla come sa fare, o come gli è stato insegnato in tenera età, negli anni spensierati della fanciullezza ove tutto era bello, divertente e degno di essere goduto. I primi apprendimenti erano in famiglia dove si respirava aria di festa già dalla domenica precedente preludio alla pasqua e dedicata alla benedizione delle palme. Si faceva a gara a chi poteva dimostrare il “pacia-pace” più grande e col fiocco di raso più bello, azzurro per i maschietti e rosa per le femminucce. Per l’occasione si indossava il vestito nuovo di stoffa di buona qualità, più leggera per il primo tiepido caldo di primavera, le scarpe nuove e la camicia nuova. Per le ragazzine l’abbigliamento richiedeva da parte della famiglia più impegno per il modello del vestito, i colori e le merlettature. Erano i vestiti di mezza stagione. Si andava in campagna alla ricerca della “rovera”, piccole radici nodose di piante che immerse in una pentola di acqua bollente, al secondo ribollo sprigionavano un colore rosso che serviva per tingere le uva. In pratica le uova pinte di rosso soprattutto, ma anche di altri colori come il giallo, l’azzurro il verde, il rosa rappresentavano il primo simbolo della Pasqua mangiareccia. Seguivano poi l’agnello, la pastiera, il panettone rivestito di confettini e il bianco dell’uovo e tanto altro ancora. Questa era la Pasqua della nostra infanzia che poco si scostava dalla Pasqua che si vive oggi. In buona parte le tradizioni reggono, specie nella cultura della tavola, la tavola di pasqua che nelle famiglie, negli alberghi, nei ristoranti , ieri come oggi rappresenta la priorità. Parliamo della convivialità e della tavola con le sue tradizionali pietanze: salumi affettati con uova sode e ricotta salata, carciofi bolliti o fritti e il classico agnello al forno con patate. Fave e finocchi freschi. Inoltre una buona pastiera all’ischitana con influenza napoletana, Il casatiello rustico e domestico, il tortano, la colomba farcita e le tradizionalissime uova di cioccolato.
LA PASTIERA
L’origine della pastiera a Ischia come nel napoletano è molto antica (sull’isola fu diffusa dai borboni), la sua storia fonde culti di tipo pagano a quelli di tipo cristiano. Il mito pagano vedeva nel dolce a base di grano e di uova la celebrazione della primavera, tale mito fu reinterpretato in chiave cristiana e la pastiera divenne il simbolo della resurrezione di Cristo. Per questo motivo viene preparata tradizionalmente il mercoledì santo per essere consumata oggi domenica di Pasqua. Ma c’è chi la mangia prima. Esiste, inoltre, un mito legato alla sirena Partenope, secondo il quale gli abitanti della vicina Napoli le offrirono in omaggio i prodotti della loro terra, tra cui la ricotta, il grano cotto nel latte e l’acqua dei fiori d’arancio. La sirena portò questi ingredienti in offerta agli dei, i quali li mescolarono con arte divina e vi nacque la pastiera. IL TORTANO – Il tortano è un rustico tradizionale napoletano che si prepara in occasione delle festività pasquali, abbastanza diffuso anche nella nostra isola. La preparazione del tortano salato è molto simile a quella del casatiello da cui si differenzia per l’utilizzo delle uova che, invece di essere inserite intere e crude sopra l’impasto fissate con delle strisce di pasta, si mettono già sode e a spicchi nell’impasto con formaggi e salumi. Inoltre il tortano ischitano rispetto al casatiello, è più alto e morbido.
IL CASATIELLO – Più legato alla tradizione pasquale è poi il casatiello napoletano, che ha il medesimo nome sia che lo si faccia in versione dolce sia salata. In quest’ultimo caso la forma è quella classica ad anello, con un impasto farcito con salame e formaggio e le uova incastonate per decorare, mentre per la variante dolce l’estetica cambia e ovviamente anche la ricetta. Il casatiello dolce è infatti una torta piuttosto alta, caratterizzata da una glassa di zucchero a velo e una decorazione di codette colorate. C’è poi anche chi, proprio per omaggiare il periodo primaverile e pasquale, aggiunge ovetti di cioccolata e fiori di ostia. IL ROTOLO DI FRAGOLA – tolo alle fragole con ricotta un dolce facile e veloce ma golosissimo e che fa una scena incredibile ma vi assicuro che ci metterete pochissimo a prepararlo.
info@ischiamondoblog.com
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L’AGNELLO DI PASQUA VITTIMA SCRIFICALE PER VOLERE DIVINO
UOVA, COLOMBE E PASTIERE SIMBOLI PASQUALI PER ECCELLENZA
DI MICHELE LUBRANO
La Pasqua di quest’anno come di tutti gli anni addietro, si apre con la solita inevitabile ed anche un pò stucchevole polemica sul destino dell’agnello sacrificale che quasi tutti per tradizione mangiano con piacere e gusto, per festeggiare la ricorrenza e per soddisfare come si deve il proprio palato. La maggioranza degli ischitani non rinuncia al capretto o agnello al forno in barba alla protesta degli animalisti locali. Per la cronaca, sono tutti cuccioli di circa un mese, o comunque sempre di età inferiore ai 3 mesi di vita, gli agnellini che ogni anno, in occasione delle festività di Pasqua, vengono sacrificati per volere divino per finire poi sulle tavole degli italiani e degli ischitani naturalmente.. Sono 800 mila per la precisione, come denuncia Animal Equality, organizzazione internazionale che difende gli animali. Ma Pasqua è Pasqua, e vince la tradizione. Quindi oltre all’agnello ad essere simbolo di questa festa che ha tutti i connotati della religiosità e dello spirito, altro simbolo pasquale è la colomba, che nell’episodio del diluvio universale descritto nella Genesi, ritornò da Noè tenendo nel becco un ramoscello di ulivo, simbolo della pace portata da Gesù. Le palme, i datteri, i vegetali ed i cereali utilizzati come elementi decorativi negli addobbi e nelle scenografie dei riti pasquali, hanno un evidente significato di rinascita e rigenerazione della vita: il passaggio dall’inverno, stagione in cui la natura muore, alla primavera, in cui la vegetazione e la natura risorgono a nuova vita. La colomba, fra l’altro, diventa quindi simbolo della pace. Infine l’uovo di Pasqua che è una tradizione pasquale per eccellenza. Esso è divenuto nel tempo uno dei simboli della stessa festività della Pasqua cristiana, insieme alla colomba ed all’agnello. Nel cristianesimo simboleggia la resurrezione di Gesù dal sepolcro. La tradizione del classico uovo di cioccolato è recente, ma il dono di uova vere, decorate con qualsiasi tipo di disegni o dediche, è correlato alla festa pasquale sin dal Medioevo. Il Cattolicesimo riprese le tradizioni che vedevano nell’uovo un simbolo della vita, rielaborandole nella nuova prospettiva del Cristo risorto. L’uovo infatti somiglia a un sasso e appare privo di vita, così come il sepolcro di pietra nel quale era stato sepolto Gesù. Dentro l’uovo c’è però una vita pronta a sbocciare da ciò che sembrava morto. In questo modo , l’uovo diventa quindi un simbolo di resurrezione.
michelelubrano@yahoo.it
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