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Servizio Speciale

di ANTONIO LUBRANO & MICHELE LUBRANO

Fotoricerca

di GIOVAN GIUSEPPE LUBRANO

Fotoreporter

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QUANDO SACRO & PROFANO  SI MESCOLAVANO NELLA FAMOSA  LOCALITA’ BOSCHIVA TRA BARANO E CASAMICCIOLA  INVASA NEGLI ANNI ’50 E ’60 DEL SECOLO SCORSO PRIMA DI PASQUA DA UNA SPENSIERATA GIOVENTU’ DEL PASSATO IN GITA RICREATIVA PERFINO I SEMINARISTI DEL SEMINARIO DI  ISCHIA PONTE

IN VISTA  DALLA SETTIMANA DI PASSIONE E DALLA SANTA PASQUA 2024 HNNO PRESSO AVVIO GLI ATTESI VENERDÌ DELLA VIA CRUCIS,  PRESI DI MIRA, IN UN PASSATO NON MOLTO LONTANO DA COMITIVE DI RAGAZZI E RAGAZZE PER LA PACIFICA INVASIONE DEL CRETAIO.  LE ALLEGRE SCAMPAGNATE AL’OMBRA DI UN’ANTICA  CHIESETTA CHE CONSERVA UN SECOLARE E PREZIOSO  CROCIFISSO, OPERA  DI UN ARTISTA DI LACCO AMENO.  STORIE D’AMORE NATE NELLA BELLEZZA E SPENSIERATEZZA DI QUELLE GITE E SFOCIATE IN FELICI MATRIMONI DA CUI HANNO PRESO VITA LA PRECEDENTE  E L’ATTUALE GENERAZIONE. IL “FILONE” A SCUOLA PER QUELLA OCCASIONE ERA DIVENTATO UN CLASSICO CHE GLI STUDENTI DIFFICILMENTE POTEVANO GIUSTIFICARE  –  IL RICORDO DELLE GITE SCOLASTICHE PER I VENERDÌ DELLA  VIA CRUCIS, LA PRESIDE DELLA SCUOLA MEDIA G. SCOTTI DI ISCHIA PROF. SSA ANNA DI MEGLIO BALDINO PERMETTEVA UN VENERDI’ SI  E L’ALTRO NO AD  UNA SOLA  CLASSE  PER VOLTA  DI PARTECIPARE ALLA MEZZA GIORNATA  RICREATIVA AL CRETAIO ACCOMPAGNTA DAI PROF. GARUFI E UGGA -LO SCEMPIO EDILIZIO DI UNA LOCALITÀ COLPITA A MORTE E SCIPPATA DEL SUO SECOLARE FASCINO NATURALE.

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DI ANTONIO LUBRANO

Ormai i tradizionali venerdì della Via Crucis, legati ai riti  pasquali sono iniziati.  Il prossimo venerdi cosiddetto del Cretaio  sarà il secondo della serie, a poco più di un mese  dalla primavera e dalla Settimana Santa e dalla Pasqua che quest’anno 2024 arriverà il 31 marzo prossimo. I venerdì del Cretaio in senso religioso sono i Venerdì della Via Crucis,  corrispondenti alle 14 “stazioni” della “Via Dolorosa” in cui sono rappresentati i momenti di passione e calvario  di Cristo fino alla morte in Croce. Ma sono stati e sono anche i venerdì  della Via Crucis della storica chiesetta del Cretaio, dove ci si recava per fede e per svago, potendo godere tra l’altro  del bellissimo bosco circostante per la programmata scampagnata fino al cratere di Fondo Ferraio.  Questo luogo, oggi trasformato, ma con la sola chiesetta restaurata ed aperta al culto dei fedeli, conserva una storia del passato che riguarda alcune generazioni di isolani che l’hanno vissuta. Ma il passato non si dimentica, e noi qui vogliamo ricordarlo . Dagli anni ‘50 in poi, gli ischitani di fede cattolica  praticanti o poco praticanti, avvertivano con largo anticipo l’annuale ricorrenza della  Settimana Santa, preludio alla Pasqua,  contando i venerdì della Via Crucis a partire dal primo, per  scegliere uno o più di uno di essi per la escursione con gli amici di scuola al Cretaio. Il significato religioso, rappresentava il pretesto per vivere i venerdì quaresimali, tra fede più o meno superficiale e senso della tradizione intenso e aperto pure ad altre forme di partecipazione, tra svago e preghiera, come per dire: sacro e profano. Insomma i venerdì quaresimali prima della Pasqua, per comitive di ischitani , scolastiche e non, erano dedicati  ad una particolare zona di richiamo agreste  e ad una chiesetta  in loco con un secolare Crocifisso, dalle piaghe rosse evidenti e dal volto straordinariamente sofferente. Parliamo dell’antica chiesetta del Cretaio nel vasto e folto bosco di Fiaiano,  tra i Comuni di Barano e Casamicciola con  giurisdizione Barano. La Chiesetta col suo leggendario Crocifisso, negli anni passati, è stata meta  di numerose comitive di ischitani che a modo loro, santificavano il Venerdì quaresimale della Via Crucis  recandosi nel tempietto, per prendere parte al rito religioso officiato dal sacerdote celebrante. Finita la funzione quelle persone, ragazzi ed adulti,  che avevano affollato la chiesa nell’ora precedente,  lasciavano il posto ad altri  gruppi animati dalla stessa devozione, e così per tutta la giornata,  in modo che, chiunque si fosse recato al Cretaio in uno degli attesi Venerdì  Santo, avrebbe assolto al personale dovere  della propria  visita all’antica e tradizionale chiesetta, con la opportunità di poter dire di avervi partecipato.  Dopo la funzione religiosa, le comitive in gita, uscite  all’aria aperta e profumata dei primi odori della fresca primavera, popolavano, a gruppi sparsi, l’intero bosco, improvvisando allegri pic nic fra gli alberi con ricche merende per lo più a base di frittate, salcicce, friarielli, formaggi, torte e frutta varia. Non mancava lo strumento musicale per eccellenza, la chitarra con la fisarmonica , che nelle mani di esperti suonatori e cantanti per l’occasione, offrivano insieme  le note giuste di una musica che serviva a tenere oltre modo su di giri,  i gruppetti  di giovani e meno  giovani annidati fra alberi e i cespugli di quello che un tempo era lo scenario naturale tutto  verde del Cretaio di un’altra epoca, e diciamo anche, di un’altra  vita. Il periodo di maggiore frequentazione  del Cretaio risale agli anni ’50 e ’60 allorquando i gitanti di quel tempo  sapevano  lasciare il segno meglio delle generazioni precedenti, che pure si portavano al Cretaio con lo spirito di vivere l’esperienza e l’emozione della Via Crucis, poiché, oltre alla prospettiva di consumare la propria particolare colazione seduti per terra,  sotto gli alberi e fra il fogliame di quel luogo così  incantevole  e riposante , sullo sfondo si attestava  il richiamo mistico della  secolare chiesetta con il suo storico Crocifisso. Alle scuole medie Giovanni  Scotti di Ischia , come al Liceo ed al Ginnasio, l’autoritaria e di buon cuore, Signora Preside Anna Di Meglio Baldino, autorizzava una sola classe per volta  a beneficiare del  Venerdi  del Cretaio ed accompagnata  per altro, da due professori disponibili. Il più delle volte l’onere, se così possiamo definirlo,  toccava ai  prof.  di disegno Amedeo Garufi e di educazione fisica Ugga o alle sorelle  professoresse Anna e Ida Buono.  Ogni anno all’avvento  del Primo Venerdì della Santa Via Crucis, si entrava in odor di Cretaio o “Rotaro”.  A volte erano gli stessi professori ad offrirsi  per procurarsi  una bella giornata ricreativa.   Al di fuori della scuola, tra i ragazzi e le ragazze  scattavano le prime mobilitazioni organizzate. Si marinava la scuola per macchiarsi, per modo di dire, della colpa del classico “filone” che a scuola, nessuna giustifica serviva  per coprirlo. Il fenomeno del filone a scuola si intensificò con l’entrata in scena dell’Istituto Tecnico Enrico Mattei  per ragionieri e geometri a Casamicciola.  Si faceva filone  per ritrovarsi fra gli alberi del Cretaio in quei magici Venerdì di Quaresima,  a mescolare religione e mondanità nel segno di una giornata allegra diversa dalle altre. Il  fascino e l’assalto al Cretaio o Rotaro, per molti  giovani di diversi decenni fa, sono stati  anche propiziatori di un agevole trampolino di lancio di tante storie d’amore, nate nella spensieratezza e la bellezza di quelle irrinunciabili gite tradizionali e sfociate in sani e felici matrimoni da cui sono  fiorite la generazione predente e quella di oggi. La quale, con entusiasmo diverso, in un contesto sociale diverso e in un Cretaio che non è più  lo tesso di prima, non tiene più  il passo alla tradizione come è stato fatto per il passato.  Quei pochi che oggi  vanno al Cretaio,  trovano la chiesetta completamente restaurata e funzionante di tutto punto  la domenica e nei Venerdì  della Via Crucis. Ma trovano  anche un’ambientazione degradata, deturpata e scippata di tutti i connotati naturali che un tempo non molto lontano l’intera zona del Cretaio, fino a Fondo Ferraio, vantava e che aveva fatto felici i loro genitori, i loro nonni. Oggi  quella Chiesetta, la Chiesetta del Crocifisso come in tanti amano chiamarla, è lì a dominare un paesaggio, uno scenario agreste colpito a morte dove nemmeno i ricordini d’amore incisi  a mano sulla pietra di tanti anni fa sparsi fra i cespugli e lasciati alla carezza ed al  bacio del tempo, sono scampati  allo scempio. C’è oggi  la  troupe di famiglia orfana dei compianti Riccardo D’Ambra e consorte purtroppo scomparsi  da qualche anno,  con il proprio locale il Focolare  ad aver raccolto il testimone di quanto è rimasto. Ne difende la storia nel ricordo e nel rispetto dei propri  genitori che non ci sono più,  e magnifica la gastronomia ispirata in massima parte ai prodotti della sua terra. Organizza escursioni  guidate per i sentieri di un Cretaio diverso dove per fortuna il verde c’è ancora e resiste forte  a chi, privo di scrupoli  e di coscienza,  vorrebbe cancellarlo del tutto.                                                                                                                               

 

                                                                                                                   antoniolubrano1941@gmail.com

                                                                                                                        info@iaschiamondoblog.com

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Il piccolo Tempio fu fatto costruire dal nobile isolano Francesco Menga nel 1731, fu distrutto dal terremoto del 1883 e in seguito, ricostruito. Il compianto Don Attilio Buono,  ha raccontato, che la chiesetta fu costruita perché un giorno era partito da Casamicciola un asino recante in groppa un Crocifisso (l’attuale). L’asino si fermò in un grande frutteto nel quale si buttò a terra e si rifiutò di proseguire. Così sul posto gli abitanti decisero di costruire una cappella che racchiudesse il Crocifisso. Quello antico della Via Crucis d’oggi.

  NELL’ANTICA CHIESETTA  DEL MITICO “ROTARO” APERTA  AL CULTO  RESISTONO IL RITO  DELLA VIA CRUCIS  E I VENERDI’ DELLA QUARESIMA – LE STORICHE E SPENSIERATE  GITE

 DI MICHELELUBRANO

Nella zona del mitico Cretaio, resiste da poco meno di trecento anni, con varie ricostruzioni e restauri,  una chiesetta dedicata al SS Crocifisso. Fu fatta costruire dal nobile isolano Francesco Menga nel 1731, fu distrutta dal terremoto del 1883 e in seguito, ricostruita. Presenta una semplice struttura architettonica con un solo altare di marmi policromi ed una sola navata, dominata da un gran crocifisso ligneo di pregevole fattura, datato 1700. Don Attilio Buono,  ha raccontato, che la chiesetta fu costruita perché un giorno era partito da Casamicciola un asino recante in groppa un Crocifisso (l’attuale). L’asino si fermò in un grande frutteto nel quale si buttò a terra e si rifiutò di proseguire. Così sul posto gli abitanti decisero di costruire una cappella che racchiudesse il Crocifisso. Al suo interno vi sono delle lapidi che ricordano le tappe storiche. Il Comune di Barano l’ha espropriata ai proprietari, restaurata e restituita alla fede di quanti vogliono recarsi (come da tradizione) tutti i venerdì di Quaresima per i riti sacri. Nel pomeriggio dell’ultimo venerdì della Quaresima si suole celebrare una toccante funzione, con gran partecipazione di popolo: è una Via Crucis che parte dalla chiesetta e si snoda per la via Cretaio fino alla parrocchia di Maria SS. Madre a Fiaiano. Il mito del Cretaio anticipa la descrizione del D’Ascia e va oltre la data della pubblicazione del suo libro “Storia dell’Isola d’Ischia” (1864), monumentale lavoro editoriale da cui chiunque ha attinto. Esso viaggia attraverso gli anni che sono seguiti fino ai giorni d’oggi, dove in quella piccola e mistica chiesetta, da sempre si sono celebrati gli attesi venerdì della Santa Via Crucis che precedono la Pasqua. Il mitico Cretaio, meta di allegre comitive di tutte le epoche, protagoniste di memorabili scampagnate per rispettare una tradizione che non esula dal senso religioso, conserva  il suo ruolo storico soprattutto nei ricordi di chi ha goduto del suo fascino, specie nei tempi in cui la sua natura era intatta e il profumo della sua vegetazione era avvertito da lontano. Giuseppe D’Ascia provò l’esperienza del Cretaio in groppa ad un asino Lasciando ai posteri questa sua testimonianza: “Era il 30 aprile dell’anno di grazia  1859, verso le prime ore del mattino, io sollecito montavo un piccolo asino a pelo nero, tratto a nolo, e m’inoltravo per la nuova strada, se pur con maggiore proprietà non si voglia chiamare nuova traccia, del Monte Rotaro, anticamente chiamato il Cretaio, cioè, luogo cretoso; quale traccia in varie tese s’interna e si protende, per lungo e per largo, sulla china che guarda il settentrione per addolcire il sentiero. Salendo per quelle tese e giravolte, fissai lo sguardo alla parte che guarda il Mezzogiorno, in mezzo ad una florida vegetazione, alternata da ben disposti ed accavallati vigneti, piantati in fila su quelle capriciosette colline, ai cui lembi sorgevano, dei fitti selveti che, scendendo lunghesso a precipizio, inerpicavansi fra le curve dei ciglioni della Valle di Lerce, coronando le alture del Rotaro ed adombrando la base di esso: offrivano così allo stanco agricoltore riposo e sollievo nelle ore canicolari.” A leggere le parole del D’Ascia scritte oltre un secolo e mezzo fa  che descrivono un Monte Rotaro, ossia il Cretaio “in mezzo ad una florida vegetazione” fa venire la pelle d’oca se si pensa come sia diventato il “Rotaro” oggi. La vecchia chiesetta, del resto anche restaurata, sfida il tempo e la deturpazione del luogo. Domina la pseudo “piazzetta” circondata da una miriade di case abusive costruite senza criterio tecnico  ed ambientale fra quegli alberi in boschetti che un tempo erano rifugio festoso e spensierato di allegre comitive  di adulti, ragazzi e ragazze e bambini  per la tradizionale gita al Rotaro. Tempi belli e lontani che possono essere rivissuti solo riesumando qualche vecchia fotografia ingiallita che ti riporta ad un passato che non potrà tornare più.

 

                                                                                                        michelelubrano@yahoo.it

 

 

 

 

Il Servizio Speciale

è stato realizzato

da ANTONIO LUBRANO & MICHELE LUBRANO

Con la Fotoricerca

DI GIOVAN GIUSEPPE LUBRANO

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