di MICHELE LUBRANO
Un tempo nell’entroterra dell’sola gli agricoltori scavavano dei fossi nel proprio terreno, di circa 2 metri di profondità, dove riponevano le erbe ricavate dalla pulizia dei campi. In questi fossi venivano poi collocati i conigli che, come loro abitudine, scavavano subito delle tane laterali per andare a nascondersi. Ciò succedeva a Fontana, al Ciglio, nelle chianole a Barano, al Ciliento di Ischia, a Campagnano ed in altre parti del territorio isolano che ad elencarle, non basterebbe l’intero giornale. Questo per significare che la pratica del fosso per i conigli in tutta l’isola agreste era notevolmente diffusa. Questo è il passato. Il presente invece ci porta ad una realtà ben diversa: i conigli di fosso sono spariti o di essi se ne conta una minima percentuale, solo per soddisfare un residuo sentimento di nostalgia che alberga ancora nel cuore di qualche contadino ancora tale in circolazione. E c’è anche un tentatvo, come annotiamo più avanti, da poarte di un’associazione locale di rilanciare i conigli di fosso o i fossi per conigli, che poi è la styessa cosa. Però, se non dovesse succedere nientre, il non poter contare su conigli da fosso comeper il passato, è un peccato perchè mantenere la tradizione, avrebbe fatto sicuramente più turismo credibile e non soltanto a scopo dimostrativo, come purtroppo per certi casi avviene oggi, con la forzata ostentazione invece di un solo fosso improvvisato con un solo coniglio in attesa di essere “preso” per il…tegame, a prezzo per altro anche salato. Al turista, desideroso di mangiare la specialità dell’isola va bene anche così. L’esperienza di andare per fossi di coniglio come si fa per le cantine, per vivere e godere del fascino naturale dell’escursione campestre, al momento non rientra più nei programmi di chi organizza gite per turisti nelle nostre campagne. Va detto, ed a fronte di quanto abbiamo lamentato sopra, che a tutto ciò di recente si è registrata una significativa reazione. Infatti per non perdere queste tradizioni e valorizzare la produzione esistente dei coniogli Ischitani, è stata costituita un’associazione pro coniugli (Ischia Rabbit – O.N.L.U.S.). L’associazione raccoglie quindi una trentina di allevatori impegnati nel recupero di questo prodotto tradizionale. Scopo dell’Associazione è anche quello di recuperare la razza originaria di conigli d’Ischia che giustamente è considerata fondamentale per la valorizzazione del prodotto. Tra gli altri obiettivi è in primis il riconoscimento del “Coniglio di Fosso” come prodotto tradizionale e in seguito l’acquisizione del marchio comunitario IGP (Indicazione Geografica Protetta). Le razze più indicate, perché rustiche e resistenti, in base alle esperienze degli allevatori locali, sono il Coniglio di razza Lepre per quanto riguarda la linea maschile mentre per la linea femminile sono da preferire: Blu di Vienna, Fulva di Borgogna, Argentata di Champagne, Bianca di Nuova Zelanda. Sono inoltre privilegiati conigli locali che presentano le seguenti caratteristiche: vita media 9 anni, si riproduce tutto l’arco dell’anno con un picco delle nascite tra febbraio ed agosto. Dopo una gestazione da 28 a 33 giorni nascono da 3 a 12 piccoli ( in media cinque ), i maschi raggiungono la maturità sessuale a 4 mesi mentre le femmine a 3 mesi e mezzo. La lunghezza del corpo varia da 34 a 50 cm con la coda lunga da 4 a 8 cm., le orecchie variano da 6,5 a 7 cm. , il peso varia da 1,2 a 2,5 kg.
MICHELE LUBRANO