DI ANTONIO LUBRANO

11350854_10200919010014988_7216688625471856030_n

11031501_10200919007134916_8363396455528736433_n

C’è folla alle fonti di Cartaromana in questi giorni roventi di prima estate nonostante l’acqua sorgiva sia calda e si somma alla temperatura altrettanto calda all’esterno. Per questo le antiche fonti di acqua termale sorgiva con bollicine sul basso fondale separate dal mare da una bordatura bassa di scoglietti, stanno vivendo un fenomeno di credibilità e rilancio da far pensare che questa risorsa naturale pubblica, nell’arco dei secoli non ha mai smesso la sua attività silenziosa e curativa, d’apprincipio in uso delle genti del luogo e successivamente dei turisti messi a conoscenza della possibilità di beneficiarne. Sono le nuove generazioni della zona che comprende la vasta area che da Campagnano si estende a Sant’Anna fino alla Cappella della madonna del Carmine a credevi ,riprendendo una tradizione popolare molto in voga negli anni ’20 e ’30, allorquando le donne gravide, gli anziani e i sofferenti di dolori reumatici e forme acute di artriti, attendevano la buona stagione per raggiungere la spiaggia di Cartaromana per immergersi in quelle calde acque delle fonti a stretto contatto con il mare. Il sollievo che provavano era immenso tanto che per nulla al mondo vi avrebbero rinunciato per affidarsi ad altre forme di cura e benessere. Oggi le fonti di Cartaromana registrano un clamoroso “ritorno” alla sua attività naturale. E’ di qualche giorno l’uso delle fonti per bagno ricreativo e curativo secondo l’antica pratica delle popolane dell’era romana che immergevano l’intero corpo per farlo rifiorire a nuova forza di vita anche attraverso le preghiere votive rivolte alle divinità scelte. Protagonista del bagno nelle fonti della Cartaromana di oggi è una giovane famiglia ischitana mamma, padre e figlio che senza rivolgersi alle divinità come si usava fare alle origini, tutti insieme hanno provato la medesima sensazione del benessere fisico quando immergendosi hanno ripetuto il rito di chi lo ha fatto prima loro,ossia piacere e distensione delle proprie membra e del proprio spirito. Se poi usi, come ha fatto la donna, anche una crema propizia per spalmartela sulla faccia, evidentemente dietro consiglio professionale de dermatologo per ottenere un viso da bella vestale dell’epoca, significa che l’esperienza vissuta alle fonti di Cartaromana ha lasciato davvero il segno. Dal dopo guerra in poi, Cartaromana era la spiaggia dall’aspetto selvaggio frequentata dai giovani aitanti del tempo che in comitive con gozzi in affitto o di proprietà di uno di essi , si portavano fino alle fonti con lo scopo per altro di poter fare la corte a qualche donzella indigena che accompagnava i propri genitori o i pro propri nonni ai bagni della speranza. Nonostante il manifesto interesse e la fiducia che venivano riposte in quelle acque sorgive da parte degli ischitani del tempo, nessuna autorità locale, nessun imprenditore ha pensato di valorizzare questa grande risorsa che la natura ha regalato ad una località per i suoi confini e le sue testimonianze di per sè già pregna di storia antica. Cartaromana con le sue fonti, la sua spiaggia, col suo mare cristallino, i suoi scogli presenta oggi il volto di sempre. Non è mutato niente. L’aspetto selvaggio presenta i costoni che dominano la spiaggia per tutta la sua lunghezza col medesimo pericolo di “caduta massi” e rappresentano un serio affronto alla incolumità dei bagnanti delle fonti e di tutti gli altri che usano spiagge e mare. Al fascino ed alla bellezza dei luoghi ed a tutta la storia che li accompagna dai secoli passati fin ai nostri giorni, diventa opportuna e necessaria la critica da muovere a chi di dovere per la poca cura che si ha di questo prezioso lembo di costa isolana celebrata in passato, oltraggiata di recente e deprezzata oggi dove meriterebbe miglior sorte. Cartaromana è uno dei “luoghi dell’anima” dell’antico Borgo di Celsa e dell’isola d’Ischia, incrocio di storia, arte, letteratura, religione e tradizioni popolari che spiegano il “genius loci” della più grande e bella delle isole del Golfo di Napoli. Tutto in uno specchio d’acqua di grande ampiezza chiuso, da un lato, dal maestoso Castello Aragonese; dall’altro, dalla piccola spiaggia di ciottoli diventata famosa appunto, per le sue vasche naturali di acqua calda dove, volendo, è possibile immergersi anche in inverno e dalla parte della strada, la secolare costruzione restaurata della Torre di Michelangelo, un tempo abitata dalla prestigiosa famiglia D’Avalos, dai Sanseverino,occupata poi dal Guevara e da altre famiglie ischitane della zona. La speculazione edilizia laggiù non è arrivata, Se c’è stato qualche abuso, per altro anche denunciato, è stata poca cosa. Cartaromana con i suoi scogli di Sant’Anna e le sue fonti no celebrate come meriterebbero, si mantiene intatta da secoli da quando i movimenti tellurici, trasformandola l’hanno lasciato come oggi la vediamo. Essa con Sant’Anna era la continuazione della città smmersa di Aenaria tra il Castello e gli stessi scogli di S.Anna, la cui scoperta avvenne nel 1972 ad opera di due sub ischitani esperti in immersione in quei tratti di mare, Rosario D’Ambra e Pierino Boffelli. Rinvennero anfore, un lingotto di piombo e altro materiale archeologico che fu subito portato all’esame del sacerdote archeologo di Lacco Ameno Don Pietro Monti. Le ricerche continuano ancora oggi con risultati sempre più sorprendenti.

02/07/2015 · L'EDITORIALE