di ANTONIO LUBRANO
Se Forio è già mobilitata per il suo Tragicus Actus, in vista della prossima Settimana Santa, quasi alle porte, Ischia è ferma al palo per le manifestazioni tradizionali pasquali popolari cui gli ischitani e i forestieri erano abituati a seguire con piacere e rispetto. Fra le più interessanti, si ricorda la forte e suggestiva processione dei “Fratelli Bianchi” con le loro possenti voci che usciva nel primo pomeriggio del Giovedì Santo, seguendo il percorso Ischia Ponte – Porto d’Ischia per la rituale visita ai Sepolcri. Erano i Fratelli della Congrega di Maria di Costantinopoli a Ischia Ponte, che con Mons. Onofrio Buonocore prima e don Liberato Morelli dopo, sapeva mantenere saldo lo spirito di partecipazione con i suoi numerosi iscritti, e dimostrarsi gruppo di congregazione ed aggregazione compatto, con uno statuto proprio, un direttivo decisionale e una divisa di vestizione che i “Fratelli” indossavano con orgoglio e devozione verso la Madonna di Costantinopoli a cui facevano riferimento. Le loro uscite ufficiali nelle processioni e nelle funzioni sacre nella stessa Congrega, in veste bianca con mantellina azzurra recante ai pettorali il distintivo con l’immagine della Madonna, destavano sincera ammirazione fra i fedeli dell’antico Borgo di Ischia Ponte. L’occasione più importante delle loro uscite era per l’appunto quella speciale del Giovedì Santo, allorquando Fratelli scelti fra gli iscritti, vestiti con la sola veste bianca e un cappuccio di uguale colore che copriva capo e volto, fatta eccezione dei soli occhi, in processione partivano dal Centro Storico di Ponte per la tradizionale visita ai sepolcri allestiti nelle varie chiese l’ungo l’intero percorso stabilito. Erano i Fratelli incappucciati del “Sono Stato io l’Ingrato…”. Al Fratello incappucciato più forzuto, veniva affidata la pesante Croce col Cristo Crocifisso. Si chiamava Biagio (Biase per gli amici), portava degli occhiali spessi a doppia lente e si compiaceva del ruolo in esclusiva che credeva di avere. Infatti fu portatore della Croce per molti anni. Fino alla sua scomparsa. Parliamo degli anni ’50. La processione dei “Sono Stato…” era composta da una cinquantina di Fratelli Incappucciati a cui si richiedeva una voce ferma e tuonante per il canto liturgico del tradizionale inno di passione. Costoro lo cantavano davvero con passione, con voce altissima, tanto che l’ eco era percepita da un kilometro di distanza. Ad esempio, se la processione era giunta alla Mandra, e il canto di passione era all’apice della sua tonalità, esso veniva percepito oltre la Chiesa di San Girolamo in Piazzetta. Così che si stabiliva che la processione dei “Sono Stato…” stava per arrivare alla prossima chiesa per la visita itinerante dei “Sepolcri” che era quella di San Pietro Un esempio di tradizione pasquale che affascinava chiunque vi partecipasse con fede pura. Don Liberato Morelli fungeva da sacerdote penitente in testa al corteo che da Ischia Ponte, percorrendo tutto il Centro Storico, Via Pontano, Corso Vittoria Colonna, Via Roma e Via Iasolino, giungeva fino alla chiesa di Portosalvo , dove l’attendeva l’ultimo Sepolcro allestito per la rituale adorazione. Volendo addentrarci nel vasto campo della storia, scopriamo che l’ordine dei fratelli incappucciati fu fondata nel 1615 dal Vescovo di Ischia Inigo D’Avalos (1590 – 1637) che volle seguire la stessa strada di suo zio, il Cardinale Innico D’Avalos d’Aragona che qualche decennio prima, aveva costituito il gruppo dei dodici apostoli incappucciati in quel di Procida appartenenti all’antica Confraternita dei Bianchi dell’isola. fondata dallo stesso Cardinale nel 1583. Mons. Inigo D’Avalos dimorò sia nell’episcopio del Castello, sia nel piano nobile della Torre del Ninfario chiamata dopo, Torre di Michelangelo, preferita particolarmente d’estate, sia nell’episcopio del Cilento dedicato all’Annunziata. L’ordine dei fratelli dell’Arciconfraternita di Maria di Costantinopoli ad Ischia Ponte, col passare degli anni ha annoverato sempre più iscritti tanto da formare un gruppo consistente e devoto verso quel piccolo Tempio che nel lontano passato i loro avi avevano contribuito ad erigerlo. Oggi è mutato quasi tutto. L’ordine dei fratelli in Maria di Costantinopoli esiste ancora. Le loro uscite ufficiale con la veste bianca e la mantellina azzurra con le effigi della madonna sui pettorali, soro rare e limitate per lo più alla processione del Santo Patrono San Giovan Giuseppe della Croce ed a qualche altra processione minore che si svolge nell’ambito di Ischia Ponte. Sono invece spariti gli Incappucciati, quelli che venivano identificati come i “Fratelli del Sono Stato Io l’Ingrato…”. Di essi non c’è più traccia e niente si è fatto fin’ora per riportare alla luce qualche frammento della loro interessante storia. Abbiamo, però, motivo di credere che non tutto è perduto. Se l’ordine dei fratelli esiste ancora, vuol dire, che anche la loro storia passata, non è del tutto morta e sepolta. C’è sempre qualcuno disposto ad uscire allo scoperto col desiderio di ricordare e celebrare il passato. I fratelli incappucciati in Maria di Costantinopoli possono risorgere e riscrivere la storia con il linguaggio moderno. La Settimana Santa, nell’era delle comunicazioni aperte, di Internet e della piazza virtuale dominata da Facebook, è vista come manifestazione di fede profonda e partecipazione al Calvario di Cristo, ma anche quale cristiana rievocazione del momento più drammatico della sua storia. La gente ne assapora il significato in tutti i suoi risvolti ed in essi si immedesima per essere più coinvolta possibile. Ogni mezzo per la diffusione conquista, affascina, crea proseliti. La Radio, la Televisione, i giornali si impossessano dell’evento che la Chiesa gestisce e controlla. Ormai la fede dimostrata non è più intimo sentimento nascosto nel chiuso del proprio animo. La Folla di Piazza San Pietro inneggiante a Papa Francesco, le palme sventolanti, le processioni dei Misteri del Giovedì Santo in Italia e nell’intero mondo cristiano, la stessa bella processione della vicina Procida del Venerdì Santo rappresentano il modo come la chiesa diffonde il proprio messaggio evangelico utilizzando tutti mezzi leciti per arrivare e penetrare nei cuori delle persone, giovani e vecchi, uomini e donne. Tutto alla luce del sole. Sarebbe il caso che anche i fratelli incappucciati di Ischia Ponte risorgessero a nuova vita. A partire da quest’anno, anche se il tempo a disposizione per riorganizzarsi non è poi tanto. L’eco lontana del vecchio inno gridato della Passione “Sono Stato Io l’Ingrato, Gesù Mio Perdon Pietà…” è ancora vivo, si canta ancora e c’è chi, come il Prof. Michele D’Arco, membro del Direttivo della Confraternita di Maria di Costantinopoli, vorrebbe fortemente che venisse per davvero riproposto, nella maniera tradizionale con il ritorno degli incappucciati della Congrega, in mistica processione, da Ischia Ponte fino al Porto lungo il percorso dei sepolcri del Giovedì Santo.