di ANTONIO LUBRANO
Prende il via l’ormai consolidata manifestazione “Pe’ Terre Assaje Luntane”, anche quest’anno nel segno di Salvatore Ronga che per l’edizione 2014, ha pensato bene di puntare tutto sull’”Emigrazione dei bambini verso nuovi mondi”. Ronga, crediamo, si riferisca ai nostri bambini, ai bambini strappati ai loro luoghi di origine in compagnia dei propri genitori o per “chiamata” qualche tempo dopo, per trasferirsi chi a New York, chi a San Pedro di California, chi a Mar del Plata in Argentina, chi Sidney in Australia, chi Canada, chi in Algeria. L kermesse di Robga di evidente matrice culturale,storica e rievocativa, non è la stessa con la quale si esordì. E’stato dato un altro taglio all’annuale appuntamento di settembre dove in scena non è più la famiglia emigrata ischitana. Ronga ha messo in campo nuovi elementi per diversificare una manifestazione che sembra sempre più, un convegno a cui sono invitati personaggi cattedratici da studio del fenomeno emigrazione, dove si predilige il dibattito con interventi spesso troppo in libertà. Lo sforzo di Ronga e dei suoi fedelissimi collaboratore e fans del suo pensiero, rimane encomiabile e apre alle novità non da tutti, però condivise. Come ad esempio il rilancio di una discutibile affermazione dell’accademico Leonard Covello secondo cui i ragazzi emigrati, diventavano americani, imparando a vergognarsi dei loro genitori, anche se vedeva il mezzo
per facilitare la transizione dei ragazzi da immigrati a cittadini integrati senza separarli dalle loro comunità o cultura nativa, anzi suscitando in loro l’orgoglio delle proprie radici. E’ difficile pensare che i bambini emigrati, almeno i nostri, quelli che lasciarono le realtà quotidiane di Barano, Testaccio, Fontana e della stessa Ischia, una volta inseriti da giovanotti prima e da adulti poi, completamente nella società americana in veste di riconosciuti professionisti, dirigenti, industriali, uomini politici e delle varie chiese disseminate sull’intero territorio statunitense, potessero vergognarsi dei propri genitori provenienti da lavori nobili come la pesca e l’essere contadini a 360 gradi o carpentieri. L’essere “nati due volte”, una volta figli di poveracci e l’altra figli di un’America che li accoglie da protagonisti con la sola “vergogna” di chi li ha generati, Ronga lo annota nel suo comunicato di presentazione della Rassegna di domani. E pare senza obiezioni. Noi invece l’obiezione la facciamo, specie quando pensiamo a famiglie isolane di Ischia, di Barano, del Testaccio di nostr conoscenza ,che emigrate nelle Americhe con i loro bambini, ha conservato una unione familiare esemplare, soprattutto nel rispetto fra figli e padri. Possiamo fare gli esempi delle famiglie Baldino, Lauro, Di Leva, Cigliano, Prmavera, Mattera, Iacono, Boccanfuso i cui figli, inseriti appieno nella società americana, argentina, australiane da posizioni di prestigio ed avvolte anche di comando, non hanno mai rinnegato l’amore ed il rispetto per chi li aveva messi al mondo, vergognandosi di loro per la diversita di condizione sociale tra padre e figli. In ogni modo il Cartello culturale di Salvatore Ronga è chiaro ed impegnativo. All’emigrazione minorile è dedicata l’undicesima edizione di “Pe’ terre assaje luntane”. La manifestazione, a cura dell’associazione Ischitani nel mondo, si svolge presso la Torre del Molino d’Ischia da domani 12 fino al 15 settembre. Tra documenti e illustrazioni, la mostra disegna un viaggio sulle tracce dei bambini partiti per le Americhe, a bordo dei transatlantici che sono stati il vanto della marineria di casa nostra, senza trascurare, nella trama fitta di storie e racconti, i fili che si dipanano da Ischia: I piccoli pescatori imbarcati per i mari africani e impiegati per sorvegliare le attrezzature nei capanni, i tanti ragazzi partiti sul finire degli anni Trenta per raggiungere i genitori in California con negli occhi il sogno di strade lastricate d’oro, e, a partire dal secondo dopoguerra, la traversata transoceanica in cerca di un nuovo paese dei balocchi sulle coste argentine. Seza dubbiio il racconto dell’emigrazione ischitana, per ciò che ci riguarda, affascina sempre. L’isola d’Ischia ricorda e celebra la ricorrenza degli oltre cento anni da quando, nei primi anni del 1900, nacque e si sviluppò il primo massiccio esodo di cittadini ischitani da ogni parte dell’isola, verso “Terre assai luntane…” Fu un’emigrazione in grande stile dove si abbandonò la propria terra di origine, i propri cari, gli amici per inseguire fortune a lungo sognate, condizioni di vita migliori e speranze più concrete per un avvenire più certo. Tutto ciò al costo di grandi sacrifici patiti alla partenza,all’arrivo e durante la permanenza nella nuova terra di residenza. Fu un partire sofferto, fra lacrime e promesse di ritorno. Si accodarono ai trentini, napoletani, salernitani, toscani, siciliani, pugliesi e calabresi facendo registrare la più grande emigrazione (14 milioni) di italiani del secolo appena iniziato.Si emigrò principalmente in Nord America per stabilirsi in Canada a New York, nel New Jersey, A Philadelfia, Boston, Baltimora, nel Connecticut, in California a Cicago, Ditroit. Gli Stati Uniti d’America furono la prima meta per migliaia di ischitani emigrati. Altri preferirono l’Argentina, sistemandosi in gran parte a Buenos Aires e Mar Del Plata. Altri ancora in Uruguay a Montevideo. Infine, il resto raggiunse il Brasile, Venezuela e l’Australia. L’emigrazione degli ischitani verso le Americhe ha avuto varie fasi, a partire dai primi anni del 1900, toccando punte massime negli anni ’20 e ’30, per concludersi sul finir degli anno ’50. Il secolo precedente, ossia l’800, vede l’isola registrare forme di emigrazione verso alcuni paesi sopradetti verificatesi fra il 1870 ed il 1897. Ma è il ‘900 fino alla sua metà, che per lo più scrive la storia dell’emigrazione isolana oltre oceano. Da Barano d’Ischia partì la gran parte degli ischitani. La frazione di Testaccio conserva il record. Seguono a ruota Ischia, Forio, Serrara Fontana, Casamicciola e Lacco Ameno. Non tutti si imbarcarono a Napoli. Una buona parte fu costretta a raggiungere i porti di Genova, Ancona, Livorno, Trieste, Palermo ove erano ormeggiati i grandi Transatlantici italiani dell’epoca appartenenti alle quattro maggiori compagnia nazionali, la “Navigazione Generale Italiana”, “Lloyd Sabaudo”, “Transatlantica Italiana” e Società “Italia” E a quelle minori La Veloce, i fratelli Grimaldi, Achille Lauro, Costa ecc. Il viaggio su quelle navi, fra i disagi e lo svago, rappresentarono per i numerosi ischitani, considerati “passeggeri”, la prima grande esperienza della loro nuova vita.