IL GUSTO E LA BELLEZZA DEI NOSTRI POMODORI
di Antonio Lubrano
Bottiglie di pomodoro, conserva e pomodori secchi sono stati in passato la passione di molte donne dell’isola, soprattutto nei comuni particolarmente agricoli come Barano e Serrara Fontana dove la coltivazione del pomodoro insieme a quella della vite era primaria. Ma anche Ischia e Forio con i loro larghi terreni a coltivazione varia, vantava una produzione di pomodori di tutto rispetto. Lacco Ameno e Casamicciola invece, laddove la produzione propria appariva insufficiente, ricorrevano ai comuni confinanti per l’acquisto dell’ambito prodotto. Oggi, nonostante la mutazione del territorio, la crisi vocazionale al lavoro della terra, la progressiva fuga dai campi; nonostante la perdita di tanti valori che hanno legato intere generazioni ad amare la propria campagna e ciò che essa dava per la sopravvivenza delle famiglie isolane, c’è ancora una ben individuata parte di ischitani che non ha dimenticato le proprie origini contadine e tiene in vita una tradizione che pare sia dura a morire. La tradizione resiste e affascina ancor di più le famiglie moderne che provano piacere e divertimento nel pensare alle bottiglie di pomodoro, alla conserva ed ai pomodori secchi esposti al caldo sole sulle terrazze di casa propria, qualche mese prima dell’estate. Riorganizzarsi ogni anno in famiglia dove la donna di casa impartisce le direttive per avviare il lavoro che dovrà concretizzarsi in rito vero e proprio in cui ciascuno poi è chiamato a fare la propria parte. Tutto ciò fa accapponare la pelle, perchè ritrovarsi in tanti, madre, padre figlie e qualche amica di famiglia a cui piace vivere quel tipo di esperienza intorno a capienti ceste di pomodori rossi della migliore qualità raccolti nel proprio orto o in un più vasto appezzamento di terreno proprio coltivato esclusivamente a pomodori di vario tipo, emoziona più di qualsiasi buona notizia che ti arriva all’improvviso. Insomma un tradizionale lavoro utile in famiglia ed in comunità che si trasforma da subito in una festa di colori e sapori a cui con l’entusiasmo genuino di che ama le cose buone della natura, vi partecipa vincendo l’ansia dell’attesa. In genere è agosto il mese dedicato alla preparazione della salsa di pomodoro imbottigliata. Sull’isola di Ischia lo fanno un pò tutti, e non solo in campagna. Basta una cucina, un terrazzo o un pergolato, una cantina dove sistemare l’attrezzatura: imbuti, mestoli, barattoli, tappi, la macchinetta passa-pomodori ed il grande pentolone dove le bottiglie dovranno cuocere a fiamma lenta. Se si ha la fortuna – e sull’isola di Ischia sono tanti – di avere un orto, si provvederà per prima cosa a raccogliere quei pomodori più maturi, compito questo che viene spesso affidato ai bambini di casa. Le donne cosiddette, matrone casalinghe, provvederanno a selezionare i pomodori, lavarli, spezzarli, passarli e poi riempire barattoli e bottiglie di vetro. Chiusi con cura verranno disposti nel pentolone a cuocere. In genere la tradizione contadina prevede che vengano avvolti in una coperta di lana in modo che non si rompano durante l’ebollizione. Operazione delicata questa, perché da essa dipende poi la migliore conservazione della passata. Spesso e volentieri è l’uomo di casa che se ne assume il compito. E mentre si compiono – senza fretta – tutte le operazioni di rito, si chiacchiera, si spilluzzica l’uva matura, e ci si tiene svegli nella calura di un pomeriggio estivo con saporite fette di cocomero rosso e caffe, per chi lo gradisce. Intanto i pomodori “pippeano” – verbo rubato al ragù quando in pentola bolle a fuoco lentissimo – tutti avvolti come fantolini nelle gramaglie di lana, e a turno le donne e gli uomini di casa controllano che tutto sia in ordine, che la fiamma non sia troppo alta, che non si rompa il vetro. Sapore, profumo, gusto e tradizione si mescolano in quello che può definirsi un vero e proprio rito che si svolge in molte case di Ischia in estate. Il lavoro, per altro anche faticoso, svolto in allegria, nasconde la pesantezza dell’impegno che ciascuno impiega quasi con devozione. Si pensa poi a quando tutto sia finito, con il frutto di quanto è stato fatto tenuto stretto tra le mani o allineato sui larghi tavoli del proprio cortile, terrazza o cantina utilizzata. Sono le tradizionali bottiglie di pomodoro dalle quali traspare la classica ed immancabile fogliolina di basilico profumato , le tradizionali passate per la conserva e i pomodori messi a seccare al sole a parlare per tutti. Un parlare dolce, di sana cultura contadina che trasferito anche negli ambienti domestici delle case borghesi isolane, si adegua al linguaggio comune dei protagonisti. Un appassionato lavoro messo in atto nel cuore dell’estate, pensando ai mesi invernali che si hanno d’avanti, all’allorquando quelle bottiglie di pomodoro realizzate con tanto amore e sudore nel calore domestico di tante case isolane, saranno la delizie della nostra tavola, il regalo di Natale per amici e parenti e soprattutto l’ ingrediente principale dei piatti forti di tutte le occasioni.