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SPECIALE REPORTAGE DI
GIOVAN GIUSEPPE LUBRANO
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STIAMO INSERENDO NUOVE FOTO
IL PROF. GIORGIO BUCHNER HA FRA LE MANI LA FAMOSA COPPA DI NESTORE
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TUTTO SI SVOLGE SUL SAGRATO DELLA CHIESETTA SI S.ALESSANDRO
ACCURATAMENTE RESA OSPITALE DALL’ “ASSOCIAZIONE CULTURALE PRO S. ALESSANDRO”
PRESIEDUTA DAL DOTT. FRANCO NAPOLEONE –
SARA’ OFFICIATA UNA MESSA SOLENNE CELEBRATA DA DON GIORGIO ZUCCHELLI
DI CREMA, DELLA PROVINCIA DI CREMONA –
VERRA’ ASSEGNATA UNA BORSA DI STUDIO IN MEMORIA DI GIORGIO BUCHNER
PER IL MIGLIOR CONTRIBUTO DELL’ANNO 2013 ALLO STUDIO DELLA STORIA ANTICA DI PITHECUSA –
LA SERATA SARA’ ALLIETATA DALLA “PARANZA” SI ROMEO BARBARO
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L’archeologo che con le sue scoperte ha rivoluzionato gli studi sulla Magna Grecia
LA FIGURA E L’OPERA DEL
PROF. GIORGIO BUCHNER
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LA FAMOSA COPPA DI NESTORE
Ci sono persone che fanno la storia di un luogo. Ci sono persone che fanno la Storia (quella con la maiuscola) e basta. L’archeologo Giorgio Buchner (1914 – 2005) appartiene di diritto a quest’ultima categoria. Certo, la circostanza che un così grande studioso abbia trascorso la maggior parte della sua esistenza sull’isola d’Ischia non può che far piacere. Ancor di più, che l’isola sia stata l’area delle sue ricerche e delle sue scoperte. Ma circoscrivere alla sola storia locale una così grande eredità culturale sarebbe un’operazione impropria.
Nel 1949 l’archeologo Giorgio Buchner – che già conosceva bene l’isola per avervi trascorso lunghi soggiorni estivi al seguito dei genitori* – ottenne la delega per Ischia come funzionario per la Sovrintendenza archeologica di Napoli. Va detto che in quegli anni le attività di scavo erano concentrate prevalentemente a Cuma, Pompei e Pozzuoli e che le uniche prove, sarebbe più corretto parlare di indizi, dell’esistenza di una colonia greca sull’isola d’Ischia erano delle annotazioni dello storico romano Tito Livio (59 a.C. – 17 d.C.) e del contemporaneo (di Tito Livio, si intende) geografo greco Strabone (58 a.C. – 21 o 25 d. C.). A queste annotazioni si aggiungevano alcuni cenni contenuti nel libretto “Brevi e succinte notizie di storia naturale e civile dell’Isola d’Ischia” (1801) del medico e sacerdote locale Don Francesco De Siano (1740 – 1813), nel quale l’autore riferiva della grossa quantità di cocci e vasellame che era facile rinvenire sulla collina di Monte Vico a Lacco Ameno. La quantità di fonti e dati era sufficiente per stimolare la legittima curiosità dello studioso, che già da ragazzo, in uno dei suoi soggiorni ischitani, aveva trovato riscontro rispetto a quanto affermato dal De Siano, recandosi di persona sulla collina di Monte Vico; erano sicuramente insufficienti per immaginare quanto sarebbe poi emerso dai successivi scavi.
Le operazioni di scavo vere e proprie nella valle di San Montano cominciarono nel 1952 e proseguirono con non poche interruzioni fino al 1961, per poi spostarsi a metà degli anni ‘60 sul versante est della collina di Monte Vico e nella contrada di Mezzavia (località Mazzola), in linea d’aria, posta di fronte alla valle di San Montano.
Senza entrare nel dettaglio dei tempi e delle tecniche di scavo ciò che emerse inequivocabilmente fu che Ischia e, in particolar modo, l’area di San Montano protetta dal promontorio di Monte Vico, fu il primo insediamento greco sulle coste tirreniche, antecedente a quello fin lì più famoso di Cuma, e che non si trattò affatto di un insediamento sporadico, ma, al contrario, di una comunità fiorente per commerci ed attività manifatturiera, soprattutto vasellame e piccola oreficeria.
In assoluto la scoperta più gravida di conseguenze per gli studi archeologici e storici sulla Magna Grecia fu il ritrovamento, nel 1953, all’interno di una tomba a cremazione di un fanciullo di 10 anni, di una coppa, rinominata poi “Coppa di Nestore”, recante un’incisione laterale che è stata considerata se non il primo, uno dei primissimi esempi di scrittura greca, o meglio uno dei primissimi esempi di alfabeto attico (quello che si studia nei licei classici). Questo ritrovamento ha obbligato studiosi di tutto il mondo a rivedere e ridiscutere origine e finalità dell’alfabeto greco; a individuarne la provenienza più probabile nell’isola di Eubea, terra da cui provenivano anche i primi colonizzatori dell’isola; addirittura a ridefinire, alla luce della nuova scoperta, l’importanza dei poemi omerici come primo testo scritto in greco rinvenuto in forma organica.
La circostanza che ancor di più impressiona e fa pensare, suggerendo riflessioni più generali sul caso, o come vuole qualcuno sulla provvidenza, è che la passione per l’archeologia nasca dall’incontro, avvenuto in giovane età, con un libro scritto dello storico tedesco Julius Beloch, “Storia e topografia antica di Napoli e dintorni”, (I ed. 1879, Il ed. 1890) contenente un breve passaggio sulla probabilità dell’esistenza di una necropoli greca in località San Montano. Un indizio, cui hanno fatto seguito tutti gli altri riportati in precedenza, che ha orientato scelte di studio, professionali, di vita, di un grande uomo, quale sicuramente è stato Giorgio Buchner.
La Coppa di Nestore e gli altri importanti ritrovamenti dell’epoca greco-romana sono oggi visibili nel Museo Archeologico di Pithecusa e nei vicini scavi di Santa Restituta.
* che sull’isola d’Ischia si stabilirono definitivamente nel 1943, dopo che il padre di Buchner, Paolo, professore emerito di zoologia all’Università di Lipsia, ebbe lasciato la cattedra universitaria. Il giovane Giorgio invece, aveva già lasciato la Germania dopo gli studi liceali, per proseguire i suoi studi universitari in Italia, sfruttando la cittadinanza italiana materna.